Roma, 11 feb. (askanews) – Un tesoro in rovina: questa è Villa Ebe, palazzina neogotica affacciata sul golfo di Napoli. Costruita nel 1922 nel quartiere di San Ferdinando, in cima alle antiche rampe di Pizzofalcone, la palazzina è stata semidistrutta vent’anni fa da un incendio e langue abbandonata nonostante le proteste che periodicamente esplodono sulla stampa.
Ha una storia complicata: frutto dell’ingegno dell’architetto Lamont Young, britannico ma napoletano nell’animo, che qui morì suicida, restò residenza della moglie Ebe. La villa è attualmente proprietà del Comune di Napoli. Nel 2005 fu approvato un progetto che la immaginava centro culturale, sede di un museo interattivo. Nel 2008 la regione Campania approvò per Villa Ebe un finanziamento europeo per oltre tre milioni di euro. Da allora una serie di gare d’appalto per il restauro trascinate anche davanti al Tar; il Comune poi ha deciso di vendere il sito, lo scorso autunno ci ha ripensato, ora dovrà versare le spese sostenute per la gara d’appalto al gruppo che si era aggiudicato i lavori.
Nel frattempo le polemiche infuriano; per alcuni ormai il sito è irrecuperabile. Resta in piedi la torre quadrata coi sui contrafforti in pietra vesuviana e il loggiato ad arco; resta la magnifica terrazza con vista sullo spettacolare golfo.
Utilizziamo i cookies.