Le accuse al colosso fondato da Jeff Bezos sono partite da un deputato del partito democratico
Amazon ha ammesso, dopo le accuse mossegli da un deputato del partito democratico Usa, che a volte i suoi autisti, pur di fare in fretta nella consegna delle merci, sono costretti a urinare nelle bottiglie. Dopo aver respinto seccamente per settimane le affermazioni del membro del Congresso, la società alla fine ha ammesso la sua responsabilità, sottolineando come aver negato sia stato “un autogol”. Tutto nasce da un tweet di Pocan: “Retribuire i dipendenti con 15 dollari l’ora non vuol dire che si tratti di un posto di lavoro all’avanguardia, soprattutto se li costringi a fare la pipì nelle bottiglie di plastica”, aveva scritto infatti il dem, riferendosi alla cifra a cui negli Stati Uniti i democratici vorrebbero portare il salario minimo. L’ammissione e le scuse di Amazon “Sappiamo – ha ammesso Amazon in una nota postata su un blog – che a volte i nostri guidatori possono avere problemi nel trovare la toilette a causa del traffico o a volte perché percorrono strade in zone rurali, e questo specialmente nel periodo della pandemia quando molti bagni pubblici sono stati chiusi”. Una risposta ben differente dalla prima reazione al tweet di Pocan in cui Amazon aveva ironizzato: “Veramente crede che facciano la pipì nelle bottiglie? Se fosse così nessuno lavorerebbe per noi”.