Roma, 9 mar. (askanews) – Il 10 marzo entrerà in vigore il nuovo Regolamento dell’Unione europea sulla finanza sostenibile, che punta a fissare criteri nell’ambito del Piano d’azione su questo tema cruciale per la transizione ambientale e per il rilancio post-pandemico. Si tratta di un passo nella giusta direzione, ma ancora troppo timido per chi in Italia ha fatto della finanza etica la propria ragione sociale: Banca Etica.
Spiega il vicepresidente Andrea Baranes: "E’ un passo nella giusta direzione perché ancora oggi ogni banca e ogni gestore più autodefinirsi sostenibile in base a parametri e criteri del tutto arbitrari.
"Nello stesso momento noi crediamo che sì, sia ancora un passo troppo timido per diversi motivi. La sostenibilità secondo l’Unione europea è intesa quasi solo nella sua dimensione ambientale, una questione importantissima necessaria ad agire contro i cambiamenti climatici, ma se pensiamo alla finanza non pensare alle crisi che genera, alla speculazione, anche agli obiettivi a brevissimo termine che hanno degli impatti ambientali forti, ci sembra una grossa mancanza.
"La tradizionale analisi sulla sostenibiltà considera fattori ambientali, sociali, diritti del lavoro, diritti umani, le questioni della governance, pensiamo al tema dei paradisi fiscali e della tassazione. Insomma per noi la sostenibilità è qualcosa di molto ampio a 360 gradi".
Banca Etica ha realizzato un position paper per evidenziare le differenze tra una finanza sostenibile, in senso lato, e un’attività finanziaria con finalità etica.
Spiega ancora Baranes: "Oggi in tutto il discorso sulla finanza sostenibile dell Unione europea non viene rimesso in discussione che l’unico obiettivo della finanza debba essere il massimo profitto nel più breve tempo possibile. Se questo è l’obiettivo, la sostenibilità nel migliore dei casi diventa un obiettivo secondario o funzionale, quindi io lancio dei prodotti sostenibili perché c’è una domanda crescente da parte dei risparmiatori, se non un fattore di marketing: cerco di mettere il timbrino di sostenibile sui miei investimenti. La finanza etica ha un approccio totalmente capovolto. Viene perseguito un utile, ma l’utile è finalizzato a quello che è l’obiettivo è – mi verrebbe da dire – intendere la finanza come uno strumento al servizio delle persone e del pianeta.
"Quindi questa finanza ha un obiettivo, che appunto è essere parte della soluzione, accompagnare la transizione ecologica, accompagnare la creazione di posti di lavoro, la riduzione delle diseguaglianze e il profitto, l’utile che si consegue è un indicatore di efficienza ed è funzionale a poter sempre meglio fare il proprio lavoro".
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