assistenti vocali sono il nuovo terreno di sfida dei colossi della tecnologia. E - dopo Amazon, Google e Apple - tocca a Facebook farsi avanti, con un dispositivo, denominato Portal, che sarà di fatto una risposta a Echo di Amazon ma non verrà presentato come un semplice smart assistant ma come una vera e propria estensione del social network, ovvero come un altro strumento per restare connessi "con le persone che ci sono care". Una strategia di marketing che, nelle intenzioni, dovrebbe far digerire agli acquirenti il prezzo non esattamente popolare: 499 dollari contro i 299 di Echo. Per Mark Zuckerberg, però, la priorità non è il fatturato, bensì cambiare le abitudini degli utenti.
L'azienda, per ora, tace. Le indiscrezioni arrivano dal sito specializzato Cheddar, secondo il quale Portal verrà presentato a maggio, in occasione della conferenza degli sviluppatori. Come Echo, Portal avrà uno schermo che consentirà di effettuare chiamate vocali e fruire di musica e video in streaming. E così come Echo è integrato con l'offerta mediatica di Amazon - a partire da Amazon Prime Video - Portal sarà strettamente integrato con Facebook, consentendo di accedere al proprio profilo grazie a un sistema di riconoscimento facciale, un settore nel quale Menlo Park ha effettuato consistenti investimenti negli ultimi anni (recente è il servizio che consente all'utente di scoprire se è stato incluso in una foto pur non essendo stato taggato).
Per compensare la mancanza di prodotti media propri (e quindi concorrere con Amazon anche sul piano dell'offerta di contenuti), Facebook - leggiamo ancora su Cheddar - potrà contare sugli accordi già firmati con Sony e Universal e, secondo i rumor pubblicati dal sito, punterebbe a una partnership con Netflix e Spotify. Portal sarà inoltre il primo dispositivo a uscire da Building 8, il laboratorio dedicato all'elettronica da consumo, con il quale Zuckerberg cerca la riscossa dopo il tremendo flop di Htc First, il cosiddetto "Facebook Phone" che, nel 2013, aveva anticipato alcune delle intuizioni alla base di Portal.
"/> assistenti vocali sono il nuovo terreno di sfida dei colossi della tecnologia. E - dopo Amazon, Google e Apple - tocca a Facebook farsi avanti, con un dispositivo, denominato Portal, che sarà di fatto una risposta a Echo di Amazon ma non verrà presentato come un semplice smart assistant ma come una vera e propria estensione del social network, ovvero come un altro strumento per restare connessi "con le persone che ci sono care". Una strategia di marketing che, nelle intenzioni, dovrebbe far digerire agli acquirenti il prezzo non esattamente popolare: 499 dollari contro i 299 di Echo. Per Mark Zuckerberg, però, la priorità non è il fatturato, bensì cambiare le abitudini degli utenti.L'azienda, per ora, tace. Le indiscrezioni arrivano dal sito specializzato Cheddar, secondo il quale Portal verrà presentato a maggio, in occasione della conferenza degli sviluppatori. Come Echo, Portal avrà uno schermo che consentirà di effettuare chiamate vocali e fruire di musica e video in streaming. E così come Echo è integrato con l'offerta mediatica di Amazon - a partire da Amazon Prime Video - Portal sarà strettamente integrato con Facebook, consentendo di accedere al proprio profilo grazie a un sistema di riconoscimento facciale, un settore nel quale Menlo Park ha effettuato consistenti investimenti negli ultimi anni (recente è il servizio che consente all'utente di scoprire se è stato incluso in una foto pur non essendo stato taggato).
Per compensare la mancanza di prodotti media propri (e quindi concorrere con Amazon anche sul piano dell'offerta di contenuti), Facebook - leggiamo ancora su Cheddar - potrà contare sugli accordi già firmati con Sony e Universal e, secondo i rumor pubblicati dal sito, punterebbe a una partnership con Netflix e Spotify. Portal sarà inoltre il primo dispositivo a uscire da Building 8, il laboratorio dedicato all'elettronica da consumo, con il quale Zuckerberg cerca la riscossa dopo il tremendo flop di Htc First, il cosiddetto "Facebook Phone" che, nel 2013, aveva anticipato alcune delle intuizioni alla base di Portal.
" /> assistenti vocali sono il nuovo terreno di sfida dei colossi della tecnologia. E - dopo Amazon, Google e Apple - tocca a Facebook farsi avanti, con un dispositivo, denominato Portal, che sarà di fatto una risposta a Echo di Amazon ma non verrà presentato come un semplice smart assistant ma come una vera e propria estensione del social network, ovvero come un altro strumento per restare connessi "con le persone che ci sono care". Una strategia di marketing che, nelle intenzioni, dovrebbe far digerire agli acquirenti il prezzo non esattamente popolare: 499 dollari contro i 299 di Echo. Per Mark Zuckerberg, però, la priorità non è il fatturato, bensì cambiare le abitudini degli utenti.L'azienda, per ora, tace. Le indiscrezioni arrivano dal sito specializzato Cheddar, secondo il quale Portal verrà presentato a maggio, in occasione della conferenza degli sviluppatori. Come Echo, Portal avrà uno schermo che consentirà di effettuare chiamate vocali e fruire di musica e video in streaming. E così come Echo è integrato con l'offerta mediatica di Amazon - a partire da Amazon Prime Video - Portal sarà strettamente integrato con Facebook, consentendo di accedere al proprio profilo grazie a un sistema di riconoscimento facciale, un settore nel quale Menlo Park ha effettuato consistenti investimenti negli ultimi anni (recente è il servizio che consente all'utente di scoprire se è stato incluso in una foto pur non essendo stato taggato).
Per compensare la mancanza di prodotti media propri (e quindi concorrere con Amazon anche sul piano dell'offerta di contenuti), Facebook - leggiamo ancora su Cheddar - potrà contare sugli accordi già firmati con Sony e Universal e, secondo i rumor pubblicati dal sito, punterebbe a una partnership con Netflix e Spotify. Portal sarà inoltre il primo dispositivo a uscire da Building 8, il laboratorio dedicato all'elettronica da consumo, con il quale Zuckerberg cerca la riscossa dopo il tremendo flop di Htc First, il cosiddetto "Facebook Phone" che, nel 2013, aveva anticipato alcune delle intuizioni alla base di Portal.
" />“Whatsapp diventerà a pagamento”. Ma è l’ennesima bufala che riguarda il servizio di messaggistica più usato e diffuso in Italia. Il nuovo allarme è partito il giorno della Befana e rapidamente si è diffuso usando il solito meccanismo della catena di sant’Antonio. Moltissimi utenti, infatti, pur di non rischiare di dover pagare quello che è […]
Premetto di non credere a quanto dice l’oroscopo. Se però mi capita sottocchio un giornale o un articolo, cerco sempre il segno del Capricorno per vedere cosa mi aspetta. Ed è quello che ho fatto qualche giorno fa: ho letto che nel 2018 il mio segno sarebbe stato uno dei migliori, con un inizio dell’anno […]
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All’inizio dell’anno Time ha pubblicato la lista di quelli che potrebbero essere i dieci rischi più imminenti nel 2018. Dopo l’espansione commerciale della Cina e la grande quantità di scenari nei quali possono verificar...
Con il 2017 è scaduto uno dei brevetti più popolari per la nostra vita social. Quello che ci consente di comprare qualcosa con un semplice clic: senza scrivere di nuovo i nostri dati anagrafici, quelli della carta di credito o l’indirizzo di consegna. Clicchi e la transazione è fatta. Fu una idea di Jeff Bezos, il fondatore e amministratore di Amazon. Era il 1997, venti anni fa, quando Amazon presentò all’ufficio brevetti americano la richiesta di proteggere la sua innovazione: “In metodo e un sistema per fare acquisti in rete”.
Nel 1999 il brevetto 1-Click è stato accordato: secondo alcuni calcoli è valso ad Amazon profitti per oltre due miliardi di dollari all’anno per 18 anni. 40 miliardi. Anche indiretti perché per esempio Apple si rese subito conto di quanto fosse importante rendere l’esperienza di acquisto online facile e immediata e dal 2000 paga una licenza ad Amazon per poter usare questa tecnologia su iTunes e sull’App Store dove infatti scarichiamo canzoni e app con un clic, grazie ad Amazon.
Leggi anche: Amazon distrugge più posti di lavoro di quanti ne crea? Un'inchiesta
In realtà questo brevetto è stato molto contestato, perché più che una tecnologia si tratta di un concetto, e proteggerlo con un brevetto equivale a peggiorare l’esperienza del commercio online su tutti gli altri siti. È anche per questo che l’Unione Europea non ha mai voluto garantire il brevetto ad Amazon nonostante numerosi appelli, mentre in Canada c’è stata una battaglia legale che alla fine Bezos ha vinto. Ora quel brevetto scade, il vantaggio competitivo è finito, tutti potranno offrire ai propri clienti un servizio 1-click. Amazon intanto è già andata avanti: venti anni fa era un sito che vendeva prevalentemente libri elettronici, oggi è diventata il negozio del mondo e la sua nuova frontiera è la consegna in giornata. Tra poco, ci scommetto, sarà immediata, come un clic.
Un sistema per produrre carne di pollo in laboratorio (clean meat), alimentando le cellule con i nutrienti corretti per produrre muscolo e grasso, come accadrebbe se fossero cresciuti all’interno del corpo di un animale, col risultato di avere carne con lo stesso sapore di quella tradizionale e ad un prezzo simile. Su questo progetto sta […]
Un software di riconoscimento facciale che permette di monitorare i maiali nei grandi allevamenti. Una tecnologia che, grazie all’intelligenza artificiale, consente agli allevatori di conoscere in tempo reale lo stato di salute dei propri capi, permette di adottare tecniche di allevamento personalizzate e disporre cure mirate. Il progetto si chiama Serket, viene da Amsterdam ed […]
Matteo Renzi ed Enrico Mentana, Chiara Ferragni e Jeremy Corbyn, ma anche Donald Trump e Stefano Gabbana, Elon Musk e Valentino Rossi. Cosa hanno in comune? Sono tutti ‘leader digitali’, campioni nel loro campo. Chi lo dice? Un Indice che si chiama i-Leader Index e attraverso un’analisi quali-quantitativa della presenza digitale misura la capacità di essere leader […]
Devi fare check-in, prenotare il biglietto del treno o aprire un conto in banca? Se sei cinese e vivi a Guangzhou basta metterci la faccia per fare tutto con la carta di identità digitale.
E' proprio il capoluogo della provincia sudoccidentale del Guangdong, spina dorsale dello sviluppo cinese, a lanciare il progetto pilota di riconoscimento facciale che permetterà ai residenti di registrare la carta d’identità sul profilo WeChat, la popolare piattaforma di messaggistica usata da 980 milioni di utenti.
Nuova mossa vincente di Tencent, che oltre ad essere proprietaria della famosissima app, è anche la più grande società al mondo nel settore dei giochi online per gli smartphone, leader nei pagamenti mobile, e prima azienda cinese hi-tech a sfondare il tetto dei 500 miliardi di dollari per capitalizzazione in Borsa - superando il valore di Facebook. Il colosso dell’hi-tech partecipa sempre più attivamente alla vita dei cittadini cinesi: quando chattano, mangiano, pagano, giocano e ascoltano la musica. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Xinhua, il progetto potrebbe essere esteso su scala nazionale già a partire dal mese prossimo.
Come si fa a ottenere una carta di identità digitale su WeChat? Lo spiega il Financial Times. Ce ne sono di tue tipi, una con opzioni limitate e una senza limiti di utilizzo. Per la prima, che può essere usata per attività di ordinaria amministrazione come registrarsi in un internet café, agli utenti basterà scansionare la propria faccia su WeChat. Per richiedere la seconda, che consente all’utente di fare cose più complesse, come registrare una impresa, sarà necessario recarsi in un ufficio preposto per scansionare la carta di identità cartacea.
Dietro al nuovo progetto ci sono piani di espansione ben congegnati per una società che punta a diversificare i profitti, fino ad oggi derivanti soprattutto dal settore dei giochi online. Lo dicono gli analisti interpellati dal quotidiano finanziario britannico: l’ottimismo degli investitori sulla capacità di Tencent di monetizzare l’accesso ai dati degli utenti di WeChat ha portato a un incremento del valore di mercato del gruppo, che si è più che duplicato dall’inizio del 2017. Ma al di là delle aspettative il modello mostra i suoi limiti: “Il prezzo di listino non riflette il reale valore di Tencent”, spiega Zhang Yi, Ceo di iiMedia Research, società di consulenza tecnologica.
E così Tencent si è decisa a cavalcare l’onda del riconoscimento facciale, una tecnologia sui cui la Cina, seconda solo agli Usa per investimenti nell’intelligenza artificiale, ha deciso di puntare per creare un enorme database in grado di identificare 1 miliardo e 300 milioni di cinesi in tre secondi. Il governo cinese è ossessionato dalla sicurezza.
Una mossa che le fa segnare punti di distacco dalla rivale Alibaba, il colosso dell’e-commerce guidato da Jack Ma, che con Alipay, il suo mobile wallet, aveva testato il proprio sistema di carta di identità digitale a Wuhan, capoluogo della provincia centrale dello Hubei. Nella corsa a immagazzinare i dati degli utenti, inestimabile tesoro da usare in vari ambiti, dalle campagne pubblicitarie al sistema di credito sociale, il programma di rating che assegna un voto alle attività online dei cittadini e delle imprese, Alibaba, Tencent e Baidu da tempo trasferiscono alle forze dell'ordine le tracce elettroniche degli utenti, dalle chat agli acquisti online. I tre giganti privati dell’internet cinese, racchiusi nel collettivo BAT, sono al fianco delle autorità cinesi nella lotta alla criminalità e al dissenso politico.
C’è già chi storce il naso rispetto al nuovo progetto che rafforza i legami tra il colosso privato e il Partito Comunista Cinese (Pcc). Non sorprende se Ma Huateng, anche detto Pony Ma, a capo di Tencent, è noto per essere vicinissimo al Pcc: il 23% dei suoi dipendenti ha la tessera del Partito.