Roma, 22 feb. (askanews) – Ci sono due regioni dell’est dell’Ucraina al centro del nuovo conflitto con Mosca. La Russia non accetta che l’Ucraina voglia entrare nella sfera d’influenza occidentale o aderire addirittura alla Nato, mentre il presidente ucraino Zelensky sostiene di essere lo scudo dell’Europa contro Mosca.
La Russia nel 2014 aveva già direttamente annesso la Crimea, la penisola ucraina popolata da russofoni, con un intervento armato seguito da un referendum. Sempre nel 2014, l’allora presidente ucraino Petro Poroshenko appena eletto promise di mantenere l’unità del paese, ma di avviare un decentramento di poteri nella zona orientale del Donbass, in larga parte controllata dai ribelli filo-russi.
Nel novembre 2014, le elezioni nel Donbass videro la vittoria degli indipendentisti filorussi.
Pochi mesi dopo, Ucraina Russia e separatisti firmarono gli accordi di Minsk, con la mediazione di Francia e Germania. Avrebbero dovuto garantire il cessate il fuoco, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di un dialogo per l’autonomia di una larga parte del Donbass.
E precisamente delle due oblast, ovvero le regioni, di Donetsk e Lugansk, quelle di cui Vladimir Putin il 21 febbraio ha riconosciuto l’indipendenza. Due regioni note per l’industria pesante e l’estrazione del carbone.
Lo status speciale dei separatisti non aveva mai trovato attuazione, e per questo Mosca dichiara che interviene con le sue truppe solo per tutelare le popolazioni di quelle regioni.
Secondo l’attuale presidente ucraino Zelensky e secondo gli occidentali, invece, l’intervento delle truppe russe è un’invasione e mira ad allargare il dominio di Mosca su altri territori ucraini.