Roma, 29 gen. (askanews) – "Le misure che si possono fare per risolvere questa situazione non si realizzano in uno o due giorni. Si sarebbe dovuto costruire un sistema efficiente di tracciamento e sorveglianza, per impedire, una volta che i numeri si sono abbassati, che il contagio riprenda. Ora la situazione è complicata dal numero dei test rapidi, che sono uno strumento di confusione di massa" ha detto a Buongiorno, su Sky TG24, Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell Università di Padova.
"La percentuale di positivi nei test rapidi – ha aggiunto – è molto più bassa che nei molecolari, quindi questi test antigenici qualche problema ce l hanno. Non si risolve il problema del controllo della trasmissione sul territorio con i test rapidi".
Secondo Crisanti, inoltre, la stima del report dei servizi segreti italiani secondo cui i contagi reali sarebbero circa il doppio di quelli rilevati potrebbe essere realistica. "Secondo questa lettura dovremmo viaggiare intorno ai 30mila casi al giorno che è ragionevole, considerando anche il numero di decessi che abbiamo. Le persone che vengono a mancare infatti sono circa l’1.5-2% del totale degli infetti, siamo su questi numeri" ha detto.
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