Di Sandro Neri e Arnaldo Liguori
La pandemia ha fermato cinema, teatri, concerti. I dati della Siae sono impietosi: nel 2020, ci sono statii più di 3 milioni di eventi in meno e i ricavi provenienti dal pubblico sono crollati dell’82 per cento. Sono andati persi più di quattro miliardi di euro.
Centinaia di migliaia di lavoratori dello spettacolo sono rimasti al palo, fermi da oltre un anno. “Siamo stati i primi a chiudere, saremo gli ultimi a riaprire”: è questa la frase che si ripete spesso tra artisti, produttori, maestranze. I disoccupati si contano dell’ordine delle centinaia di migliaia.
Gli aiuti dello Stato sono stati insufficienti e arrivati spesso in ritardo. Il Codice dello spettacolo non è stato approvato: è rimasto nel cassetto del Governo per due anni e sono scaduti i termini per la loro attuazione. E così, le norme che avrebbe potuto tutelare i lavoratori sono naufragate nel silenzio.
Il direttore del Giorno, Sandro Neri, ha raccolto le voci dei protagonisti di questo dramma: chi resiste, chi non ce la fa più, chi ha provato a reinventarsi. Tra gli intervistati la PFM Premiata Forneria Marconi; Dominique Meyer, sovrintendente del Teatro alla Scala; Elio De Capitani, attore e regista del Teatro Elfo Puccini di Milano; Roberto De Luca, presidente di Live Nation. E poi ancora Anacleto Papa, produttore di eventi dal vivo e Marco Posocco, ingegnere del suono.
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