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Covid, più cooperazione internazionale contro traffici illeciti

Roma, 1 apr. (askanews) -Come "Ripensare la cooperazione internazionale contro il traffico illecito post COVID-19". Se ne è parlato in un evento

organizzato da ISPI in collaborazione con il Ministero degli

Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e PMI IMPACT,

un’iniziativa di Philip Morris International, che ha visto la

partecipazione di membri delle istituzioni italiane, think-tank

globali e rappresentanti di Paesi del Mediterraneo.

Al centro del dibattito, l’analisi delle modalità con cui la

pandemia COVID-19 ha colpito e modificato le attività di

commercio illecito e di contrabbando, da un lato imponendo limiti

senza precedenti alle organizzazioni criminali, dall’altro

fornendo nuove e inaspettate opportunità di espansione delle

attività illecite, permettendo anche nuove infiltrazioni

nell’economia legale in un momento emergenziale.

Nell’occasione il Sottosegretario agli Affari Esteri, Benedetto

Della Vedova, ha evidenziato come la pandemia ci ricordi che il

multilateralismo è l’unica via da seguire. Come? Rafforzando la

cooperazione internazionale tra forze dell’ordine e attori

giudiziari.

Significativo in questo senso l’impegno italiano nei confronti

della Convenzione di Palermo sul crimine organizzato

transnazionale e con il lancio del suo Meccanismo di

Revisione. Sul tema è intervenuto anche Luis Moreno Ocampo, dal

2003 al 2012 primo Procuratore capo della Corte penale

internazionale e membro dell’Expert Council di PMI Impact, per il

quale la pandemia è solo l’ultimo esempio di un problema globale

che non dispone di strumenti globali per affrontarlo.

Servono quindi nuove interazioni tra il settore pubblico e il

settore privato per affrontare problemi globali come quello

rappresentato dalle organizzazioni criminali che gestiscono

attività illecite.

Spunti di rilievo sono poi emersi dalle analisi sul traffico

illecito di diverse categorie di prodotti, come il tabacco, le

armi e gli stupefacenti, utilizzato per finanziare altre attività

illegali in Europa e nel Mediterraneo. Poiché le strutture e i

canali tipici del commercio illecito

hanno subito interruzioni prolungate, i gruppi della criminalità

organizzata hanno reagito rapidamente per ripensare le loro

attività logistiche e di distribuzione sfruttando il grande

potenziale del commercio elettronico e dei mercati online,

ampliando le reti dei loro clienti e partner su scala globale.

Cosa che, come ha ribadito Diego Raiteri, Director Illicit Trade

Prevention di Philip Morris International, conferma l’urgenza di

un approccio cooperativo che coinvolga tutte le parti

istituzionali interessate e abbracci il maggior numero possibile

di settori. E la collaborazione tra il settore pubblico e privato

è essenziale nella lotta al commercio illegale e alle reti

criminali che ne traggono vantaggio.

Redazione

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