Roma, 9 mar. (askanews) – A un anno dall’inizio della pandemia, Intersos racconta il suo intervento in strada per la tutela degli invisibili. A Roma, davanti alle stazioni e negli edifici occupati, e a Foggia, nei "ghetti" dei braccianti, l’organizzazione umanitaria con le sue unità mobili socio-sanitarie assiste le fasce di popolazione che hanno difficoltà ad accedere al sistema sanitario pubblico.
"Interos – spiega Alessandro Verona, referente medico di Intersos – è operativa dal 2011 a Roma, e dal 2018 a Foggia. Con l’esplodere della pandemia abbia convertito subito le nostre attività, in attività mobili su strada. In particolare, a Roma il nostro ambulatorio popolare di Torre Spaccata ha convertito l’attività in due team mobili, in parternship con Unicef, mentre a Foggia la conversione ha permesso l’ampliamento dello staff, anche grazie al progetto Supreme Italia cofinanziato dall’Unione Europea. Queste attività sono state fondamentali, perché hanno accorciato le distanze fra popolazioni estremamente marginalizzate e vulnerabili e delle istituzioni che non hanno considerato come centrale la prevenzione di queste categorie: persone che vivino senza fissa dimora, persone che vivono in occupazioni abitative, persone che vivono in ghetti".
Dall’inizio dell’intervento ad oggi, i team mobili, tra Roma e Foggia, hanno intercettato e supportato attraverso visite mediche 9.500 persone e coinvolto in sessioni di educazione sanitaria 9.947 persone. "Abbiamo raggiunto quasi 10mila persone – prosegue Verona – attraverso il sostegno, l’orientamento, l’analisi del rischio Covid e l’assistenza alle persone in condizione di vulnerabilità. Tanto ancora c’è da fare. E quello che vorremmo è che questo modello venga guardato con interesse dalle istituzioni che devono per forza considerare la salute individuale a partire da quella collettiva. Non possiamo pensare di lasciare nessuno indietro".