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Crisi esami arretrati, la lunga odissea per prendere la patente

Milano, 12 mar. (askanews) – Tempi lunghi, troppo lunghi in epoca Covid per fare la patente. Un fenomeno con criticità a macchia di leopardo. "A oggi da quando una persona entra in autoscuola e si iscrive e finisce il suo percorso, esce con la sua patente, ci vogliono mediamente intorno, le sto parlando della Lombardia, tra gli 8 e i 10 mesi: è un tempo importante". Così Cesare Galbiati, responsabile area Nord/Ovest Unasca nonché esponente della segreteria nazionale dell’Associazione, che riunisce le autoscuole, le scuole nautiche e anche quelle di consulenza automobilistica.

Sul profilo Facebook di Unasca si parla apertamente di crisi degli esami arretrati. Ma nel bel mezzo della pandemia è possibile prendere la patente?

"Sì è possibile fare la Patente B con tempi che sono più lunghi di quelli a cui normalmente siamo abituati in un periodo pre Covid, quando c’erano già delle forti difficoltà che erano legate sostanzialmente a una carenza strutturale del personale esaminatore, e che poi sono andate accentuandosi nel periodo legato al Covid 19, un po’ per questioni legate all’aspetto sanitario: lavoratori deboli con una serie di patologie pregresse alle spalle, che hanno abbandonato la funzione dell’attività di esame e poi per quelle che sono state le disposizioni sanitarie, il protocollo che è stato redatto, e questo nel mese di maggio dello scorso anno, per cui le tempistiche e soprattutto le aree a disposizione per gli esami di teoria, sono state aumentate considerevolmente, riducendo poi i posti che effettivamente erano disponibili per sessione d’esame. Le faccio un esempio su Milano: un’aula che normalmente era di 30 posti, oggi viene utilizzata per soli 18 posti, con una perdita di circa il 32/33%".

In questi anni è mutato il mondo della Motorizzazione. In particolare nel 2013 è intervenuta la terza direttiva che ha cambiato radicalmente il sistema d esame. Ma già nel 2017 c’erano le avvisaglie di una discesa verso questa situazione, spiega Galbiati.

"E’ ovvio che il fenomeno COVID-19 ha accelerato questa criticità. Però l’impostazione che la politica aveva dato, le scelte fatte dalla politica, la gestione del turn-over del personale inevitabilmente avrebbe portato a questa criticità. Le assunzioni che sono state fatte negli ultimi anni, fortemente sollecitate dal settore delle autoscuole e degli studi di consulenza, hanno fatto sì che ci fossero delle assunzioni, ma i numeri sono decisamente esigui: circa 200 persone che però hanno rappresentato la normale turnazione di un paio di anni. Probabilmente siamo tornati già al periodo pre assunzioni. E spesso queste assunzioni non sono state distribuite in maniera omogenea sul territorio. Faccio un esempio: l’area del Nord/Ovest aveva un fabbisogno di circa 40 ingegneri, ne sono arrivati 20".

Da parte della Motorizzazione, dei suoi dirigenti e funzionari, sottolinea Galbiati, c’è un impegno importante. E sono intervenute una serie di proroghe per il 2021. Ma queste hanno semplicemente "diluito la massa in una tempistica più lunga". Nel frattempo stanno aumentando le richieste per le patenti superiori. La guida professionale potrebbe infatti diventare una voce di impiego una volta che i licenziamenti saranno sbloccati, alla fine delle crisi pandemica, proprio mentre l’autotrasporto cerca migliaia di autisti. A partire dall’ATM di Milano.

Quanto sarebbe importante, visto il lavoro che svolgete voi istruttori, ma anche gli stessi ingegneri che poi verificano il risultato, una vaccinazione per queste categorie? "Sarebbe fondamentale – afferma – la ringrazio per la domanda, perché tante volte un po’ per scrupolo nei confronti delle persone che sono più deboli, noi questo aspetto lo teniamo un po’ in secondo piano. L’istruttore vive in una situazione di assembramento costretto perché siamo gomito a gomito con delle persone giovani, che potrebbero essere asintomatiche".

E anche se i protocolli di sicurezza, molto severi, stanno funzionando, il vaccino potrebbe togliere ansie a istruttori ed esaminatori. "Anche perché se si ferma il settore della logistica, – conclude – si ferma un po’ il sistema Italia".

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