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Le discusse sentenze del processo Tobagi

28 novembre 1983 – La Corte di Milano emette le discusse sentenze del processo Tobagi, giornalista del Corriere della Sera ucciso tre anni prima dai terroristi della sedicente Brigata XXVIII marzo: il giudice Cusumano concede ai principali responsabili del delitto la libertà provvisoria, ordinandone l’immediata scarcerazione,  sulla base di una singolare interpretazione della “Legge Cossiga”, prima normativa italiana sul pentitismo.

Oltre a non chiarire il ruolo svolto dalla fidanzata del leader del gruppo Marco Barbone Caterina Rosenzweig (appartenente ad una ricca famiglia ebraica milanese, figlia dell’affarista Gianni e della preside della Scuola Ebraica Paola Sereni), che ben due anni prima dell’omicidio aveva lungamente pedinato Tobagi, il processo aveva evidenziato una singolare assonanza di punti di vista tra PM e difesa di Barbone, e un’insolita contrapposizione tra accusa e parte civile, che si era vista rifiutare ogni istanza finalizzata a chiarire le dinamiche del delitto e le circostanze che avevano portato Barbone a pentirsi. Ecco in dettaglio il quadro delle condanne:

Marco Barbone (figlio di Donato Barbone, dirigente editoriale della casa editrice Sansoni), leader del gruppo terrorista che esplose il colpo mortale, viene condannato a soli 8 anni e nove mesi perché divenuto immediatamente collaboratore di giustizia, e scarcerato subito dopo la sentenza in virtù della condizionale;

Paolo Morandini (figlio del noto critico cinematografico Morando Morandini), anche lui immediatamente pentito, ottiene la medesima condanna di Barbone;

Mario Marano, che aveva sparato il primo colpo ma si era pentito successivamente rispetto agli altri, viene condannato a 12 anni (poi 10 con condono), scontando solo tre anni di carcere e il resto ai domiciliari;

Daniele Laus, l’autista del commando, confessò ma poi ritrattò aggredendo con un punteruolo il giudice istruttore; condannato a 16 anni, viene rimesso in libertà provvisoria nel 1985;

Francesco Giordano, che fece presumibilmente da copertura del gruppo di fuoco, non volle mai ammettere la partecipazione né collaborare: condannato a 30 anni e otto mesi (in appello 21), fu l’unico a scontare l’intera pena, uscendo di prigione nel 2004.

Marco Barbone diventerà in seguito responsabile comunicazione della Compagnia delle Opere ed è oggi collaboratore del quotidiano Il Giornale.

Jack Sentenza

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