Sestola (Modena), 12 feb. (askanews) – Sembra quasi l’ultimo appello per la montagna. Il 15 febbraio è segnato con un cerchio rosso sul calendario di tutti gli appassionati delle vette imbiancate. E’ simbolico lo scoccare della campana e il coro dei maestri di sci sul Monte Cimone, sull’Appennino emiliano, in un flashmob che ha unito tutti i maestri italiani nel canto dello sciatore.
Una trattativa faticosissima, durata mesi, per rendere praticabile la frequentazione dell’ambiente più sano che esista – la montagna – minacciato dal Covid-19 alimentato dagli assembramenti. Hanno trovato la formula e fissato la data. E per chi è pragmatico e abituato a fare, sono giorni di ferventi preparativi.
Luciano Magnani, presidente onorario Collegio nazionale maestri di sci italiani e presidente del Consorzio Cimone. "Con questa apertura non risolveremo i problemi, ma se il tempo ci aiuta a arrivare a Pasqua recupereremo un 20/30% della stagione".
La beffa è vedere un inverno con un innevamento da grandi sciatori ma dover lasciare gli sci a casa a causa dell’emergenza sanitaria. "Questa è la beffa delle beffe, due metri di neve in pista da tanto non li vedevo da tempo in questo periodo. Tutte le piste sono aperte. Sicuramente la neve durerà. Noi stiamo lavorando per aspettare tantissimi sciatori che arriveranno sul Cimone".
Si è lavorato settimane per un protocollo d’intesa. Gli impiantisti sono convinti che si possa gestire l’attività sulle piste in totale sicurezza."Noi abbiamo già istruito tutti i nostri operatori. Abbiamo già sistemato le reti per mantenere le distanze di sicurezza all’entrata degli impianti. Da lunedì vendiamo i biglietti online. Aumenteremo sicuramente le casse per non creare file nelle biglietterie. In pista non ci saranno problemi, nessuno scia a un metro di distanza, sono tutti distanziati".
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