Milano, 26 gen. (askanews) – Un libro su David Bowie, che però è anche un esperimento letterario complesso e originale, diseguale e affascinante come il suo autore. Gianluigi Ricuperati aggiunge un nuovo tassello alla propria bibliografia e con "Generosity", che esce per Piemme, sconfina nel territorio di una forma sospesa tra l’avanguardia, il memoir letterario e la non fiction sullo stardom.
"Ho provato a ragionare su una forma che a me piace molto – ha detto ad askanews – che è quella del trattato. Dentro questo trattato, per complicarmi ulteriormente la vita ho messo un po’ di sperimentazione aleatoria tipo I-Ching, ci ho messo un racconto vero e proprio, un racconto lungo, che forse avrebbe potuto uscire anche da solo e poi un trattato su come essere ispirati verso la generosità dalla vita, a mio parere esemplare, di David Bowie".
Uno dei temi classici del lavoro di Ricuperati è quello del denaro, analizzato a più livelli, in questo caso sul registro del debito e del suo contraltare, quello della generosità.
"La generosità ha aggiunto lo scrittore – è quella attitudine che scardina il giogo e il gioco del debito. Debito che a mio parere non è solo economico, non è solo un debito vincolante, ma è anche una struttura dell’essere, da un certo punto di vista".
In questo senso la figura di David Bowie rappresenta per Ricuperati un personaggio che non ha mai nascosto la propria posizione debitoria verso altri artisti, di cui ha interiorizzato il lavoro, né ha dimenticato di aiutare colleghi, come Lou Reed o Iggy Pop per esempio, ma anche altri assai meno noti, nei momenti di difficoltà. Da qui quella commistione, già ripresa da altri titolisti, tra il debito e una forma laica, o pop se preferite, di santità. Che la dichiarata natura agiografica del libro ovviamente fa propria.
David Bowie a me ha insegnato la poetica della relazione, come direbbe Edouard Glissant – ci ha detto ancora Ricuperati – me l’ha insegnata proprio con le canzoni, ma io ho inserito questa poetica delle relazioni in una poetica di indebitamento creativo, di indebitamento inventivo, sentimentale anche se vogliamo".
"Generosity" non è un libro semplice, a volte lo sembra, altre sfugge tra le dita del lettore, prende una piega potente e drammatica con il lungo racconto su Nathan Adler – che in qualche modo ribalta il classico format che vede l’inserimento di elementi di non fiction all’interno di opere di fiction, come fece Orwell in "1984", per esempio – e apre anche angoli di vera e propria autobiografia.
"E’ un frammento di memoria – ha concluso Gianluigi Ricuperati – che avrei potuto scrivere a 80 anni se ci arrivo, ma che invece ho scritto adesso".
Tra riferimenti diretti, anche a persone reali, riletture inedite delle canzoni del Duca bianco, cut-up alla Burroughs e perfino una sorta di gioco delle predizioni – sorprendentemente efficaci in certi casi – "Generosity" porta con sé una postura, una forma di oggetto letterario consapevole e spericolato al tempo stesso, in quello che appare un nuovo passo avanti di uno scrittore inquieto e importante.