Roma, 11 mar. (askanews) – L’11 marzo 2011 un terremoto di magnitudo 9 innescò un devastante tsunami che investì le coste del Giappone nordorientale, provocando 22 mila vittime e un incidente nucleare, quello di Fukushima, a dire degli esperti secondo solo a quello di Cernobyl.
A 10 anni da quegli eventi abbiamo provato a stilare un bilancio della ricostruzione con un importante esperto giapponese, il professor Jun Iio, direttore del GRIPS (Istituto nazionale di studi politici di Tokyo): "Sono trascorsi 10 anni dal grande disastro del Giappone orientale. Il terremoto in realtà fu forte, ma in cinque anni circa la ricostruzione è stata completata. Invece è lo tsunami che ha prodotto molte vittime e danni. Quindi, affinché non accada una seconda volta, sono stati aperti cantieri di grandi dimensioni. In dieci anni 400 cantieri sono stati completati, più del 90 per cento del totale. Una parte di questi cantieri e cantieri più piccoli ancora devono essere chiusi, ma in 10 anni possiamo dire che i lavori per affrontare lo tsunami sono stati sostanzialmente conclusi".
Resta, tuttavia, la ferita aperta della centrale di Fukushima. Afferma ancora Iio: "Rispetto a essa, c’è un problema piuttosto complicato. Nei punti in cui i livelli di radioattività si sono abbassati, alla popolazione è stato consentito di tornare. Tuttavia ci sono aree in cui la radioattività è ancora alta e sono ancora vietate. Inoltre si sta procedendo con il decommissionamento della centrale che ha prodotto il disastro, ma questo lavoro è complesso e non se ne vede ancora la fine. Su questo punto, nonostante siano passati 10 anni e si sia programmato entro un altro decennio di far qualcosa, non è ancora possibile garantire che sicuramente le cose torneranno a posto alla fine di questo periodo".
Una delle questioni più gravi per la ricostruzione, inoltre, è il fatto che una parte della popolazione ormai si è rifatta una vita altrove, quindi c è un problema di spopolamento.
Spiega il professore: "Se guardiamo alle zone dello tsunami, sui circa 400 km di costa che hanno subito danni, 200 km ne hanno subito di particolarmente gravi. Per questi sono stati attivati importanti cantieri per un complessivo ripristino del territorio. Da questo punto di vista, non solo per ospedali e strutture per anziani, ma anche per gli immobili civili comuni, si è ricostruito in modo che non vi sia il rischio che il disastro si ripeta. E’ stato fatto sufficiente lavoro. Solo che c’è voluto tempo, dieci anni sono lunghi e ci sono persone che hanno rinunciato a tornare, così la popolazione è calata. E questo per noi è un vero peccato".
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