Il suo genio è noto. Ciò che fece — oltre a scoprire la rottura dell’atomo di uranio — molto meno: è Enrico Fermi, il misterioso personaggio che durante la Seconda guerra mondiale si muoveva a Oak Ridge negli Usa sotto lo pseudonimo di «the farmer», il contadino. Fermi comprese per primo che i computer avrebbero rivoluzionato la ricerca scientifica. Non è un caso che, sempre a Oak Ridge, ci sia oggi uno dei supercomputer più potenti al mondo. Nel dopoguerra Fermi consigliò questi investimenti, ma sappiamo come si dice: nemo profeta in patria. Oggi però stiamo recuperando e inseguendo la portata della sua visione. E anche in Italia stiamo investendo in super e quantum computer. Ne ho parlato con uno dei fisici più famosi in Italia, Roberto Cingolani, ex ministro della Transizione ecologica con il governo Draghi, direttore scientifico a lungo dell’Iit di Genova e ora amministratore delegato della più importante società tecnologica in Italia, Leonardo. E anche con il rettore dell’Università Luiss, Andrea Prencipe. Ecco come quella intuizione di Fermi oggi ci può aiutare a raggiungere la sostenibilità, non solo ambientale ma anche economica ed occupazionale. Anche grazie alla fisica quantistica e al gatto di Schrödinger.
«Geni Invisibili» è il podcast del Corriere della Sera che racconta le storie degli inventori, innovatori e grandi scienziati italiani che hanno cambiato la nostra vita. Conduce Massimo Sideri, inviato ed editorialista di scienza e tecnologia del Corriere.
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