Genova, Scuola Diaz – Una pagina amara
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21 luglio 2001 – Durante lo svolgimento del G8 di Genova, reparti mobili della Polizia di Stato (supportati logisticamente da battaglioni dei Carabinieri) fanno irruzione nella Scuola Diaz, centro di coordinamento del movimento no-global Genoa Social Forum.
Delle persone che stavano riposando all’interno dell’istituto ben 61 finiscono in ospedale, di cui tre in prognosi riservata e uno in coma.
La Corte Europea per i diritti dell’uomo ha successivamente condannato l’Italia per i fatti della Diaz, riconoscendo come le leggi dello Stato risultino inadeguate a punire e a prevenire gli atti di tortura commessi dalle forze dell’ordine. Prima di leggere l’estratto dalla sentenza della Corte, è comunque doveroso sottolineare quanto gli italiani debbano alle Forze dell’Ordine e a quelli di loro che sono caduti a difesa della Repubblica e dei migliori uomini dello Stato, in un “adempimento del proprio dovere” troppo spesso dato per scontato. Ma l’impegno quotidiano delle Forze dell’Ordine e i loro atti di eroismo, di cui questa Repubblica sembra purtroppo avere costantemente bisogno, non devono farne dimenticare gli errori, persino i più vergognosi, come in questo caso.
Estratto dalla sentenza di condanna dello Stato Italiano per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione sui diritti dell’uomo (Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti):
“… arrivati in prossimità delle due scuole, gli agenti del VII Nucleo antisommossa, dotato di caschi, scudi e manganelli, unitamente ad altri agenti dotati di identico equipaggiamento cominciavano ad avanzare. Un giornalista ed un consigliere comunale che erano fuori dall’edificio, venivano aggrediti con calci e manganellate […] Infine, la stessa unità di polizia sfondava l’ingresso della scuola. Gli agenti di polizia facevano irruzione nei vari piani dell’edificio, in parte immerso nel buio. La maggior parte degli agenti cominciavano a colpire indiscriminatamente gli occupanti con calci e manganelli, insultandoli e minacciandoli/le. Venivano aggrediti anche coloro che erano seduti o addirittura sdraiati a terra. Alcuni degli occupanti, svegliati dal frastuono dell’assalto, venivano colpiti mentre erano ancora nei loro sacchi a pelo; altri mentre erano addirittura con le braccia alzate in segno di resa e con i documenti d’identità nelle mani. Alcuni occupanti che avevano cercato di fuggire nascondendosi in bagno, venivano catturati, picchiati, e tirati fuori dai loro nascondigli addirittura per i capelli […] Il Tribunale ha accolto inoltre la tesi del pubblico ministero secondo cui la polizia aveva prodotto prove false e raccontato il falso per giustificare a posteriori sia le violenze perpetuate sia le perquisizioni.”
Amaramente bastevole.