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Golpe Myanmar, condanna internazionale. Usa minacciano sanzioni

Roma, 2 feb. (askanews) – Per le strade di Yangon, in Myanmar, a un giorno dal colpo di stato che si è concluso con l’arresto di Aung San Suu Kyi e di altri leader del partito al potere, regna un’apparente calma e in strada si vedono quasi solo militari.

Le forze armate hanno annunciato un anno di stato d’emergenza e nuove elezioni dopo la denuncia di brogli dell’ultimo voto.

Il colpo di Stato ha scatenato una raffica di reazioni e indignazione a livello mondiale. Gli Stati Uniti hanno minacciato una "immediata revisione" delle sanzioni sul Myanmar rimosse da tempo proprio per i progressi fatti dal Paese verso la democrazia. La portavoce dell’Alto commissario Onu per i diritti umani Michelle Bachelet, ha chiesto l’immediato rilascio degli arrestati e il rispetto delle leggi internazionali dei diritti umani. E’ attesa una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Una pioggia di messaggi si leggono sulla pagina Fb della Lega Nazionale per la Democrazia del Myanmar, il partito di Suu Kyi e degli altri arrestati in cui è stato pubblicato un documento per chiederne il rilascio immediato e il riconoscimento del risultato delle elezioni del 2020. Il colpo di stato viene descritto come una "macchia" sulla storia dei militari. La pensano così anche molti abitanti di Yangon che ora devono fare i conti con la presa del potere.

"Non ci aspettavamo il colpo di stato – dice un edicolante -. Pensavo che i militari avrebbero fatto un passo indietro dopo aver fatto quello che volevano. Il dovere dei militari è proteggere il paese, non di governare. Non stanno al loro posto e questo crea problemi".

"Abbiamo aspettato per 72 ore ma la gente non vuole andare in strada a protestare. Tutti sanno che i militari hanno le armi e sono abituati a sparare alle persone. Penso che la gente userà un altro modo per protestare".

Redazione

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