Milano, 16 mar. (askanews) – Interagire con persone e oggetti, muoversi in uno spazio, toccare e percepire l’abbraccio ricevuto… ma restando a 300 chilometri di distanza da dove tutto ciò accade: è tele-esistenza. Ed è già realtà.
Grazie all’integrazione di tecnologie diverse, allo sviluppo di software specifici e all’impiego di una nuova versione del robot umanoide iCub- iCub 3 – per la prima volta un ricercatore dai laboratori di Genova dell Istituto Italiano di Tecnologia si è potuto immergere attraverso il proprio avatar in una realtà remota, interagendo dal punto di vista verbale, non verbale e fisico con una terza persona che si trovava a Venezia, nel Padiglione Italia alla 17esima Mostra Internazionale di Architettura.
"Abbiamo sviluppato delle tecnologie in grado di monitorare l’essere umano riguardo la propria camminata oppure i movimenti delle braccia, e questi movimenti vengono trasportati sul robot. Analogamente questa tecnologia ci permette di poi trasportare le sensazioni del robot sull’operatore qui a Genova – spiega Daniele Pucci, responsabile del team di ricerca AMI – Artificial Mechanical Intelligence di IIT – Se una persona, ad esempio, tocca il robot ecco che l’operatore si sente toccare grazie alle tecnologie indossabili che abbiamo sviluppato. Così se il robot afferra un oggetto, grazie a dei guanti che sono stati integrati nel sistema, ecco che l’operatore sente la sensazione del tocco dell’oggetto sulla propria mano. Questo permette una tele-operazione immersiva che noi chiamiamo tele-esistenza".
Per vivere l’esperienza del proprio avatar, ovvero per ottenere il più accurato controllo del robot, il teleoperatore indossa una tuta sensorizzata ideata e realizzata da IIT nell’ambito del progetto europeo AnDy e applicata con INAIL all’interno del progetto ergoCub. La tuta, chiamata "iFeel", ha due obiettivi principali: da una parte tracciare il movimento corporeo dell’operatore e trasmetterlo al robot, dall’altra fornire il feedback aptico – ovvero le sensazioni di tipo tattile – all’operatore in modo che possa percepire quando e dove il robot viene toccato.
"Le applicazioni di questa tecnologia sono molteplici – prosegue Pucci – Ad esempio possiamo impiegarla in risposta ad una situazione emergenziale, come un disastro biologico o naturale. Una seconda applicazione possibile potrebbe permettere a persone con disabilità di integrarsi più facilmente in contesti sociali: come svolgere un lavoro da remoto oppure semplicemente interagire con una terza persona. Una ulteriore applicazione si potrebbe avere nel turismo del futuro: seduti comodamente dalla propria poltrona di casa possiamo visitare Tokyo o New York grazie alla tecnologia implementata qui a Genova".
La dimostrazione delle tecnologie di tele-esistenza alla Biennale di Architettura di Venezia è stata possibile grazie alla collaborazione tra IIT e il Ministero della Cultura, che hanno voluto intrecciare il potenziale della tecnologia italiana nell’ambito della robotica umanoide con l’incredibile patrimonio artistico italiano, raccogliendo così nel modo più creativo e concreto la sfida dell’interdisciplinarità, ovvero dell’integrazione tra linguaggi e conoscenze diverse.
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