Roma, 24 feb. (askanews) – Alla sua dodicesima partecipazione al Festival di Sanremo, Orietta Berti – in gara con il brano "Quando ti sei innamorato", racconta ad askanews come vivrà questo Sanremo insolito.
"Prima di tutto – dice – è molto diverso perché dopo 29 anni è cambiato tutto; non ci sono le giurie in ogni regione della Rai italiana e quindi è tutto diverso, tutto basato su un giudizio del telefonino. Ci saranno degli artisti che magari noi non li conosciamo tanto, ma sul Web sono famosissimi. Sarà da stare anche attenti a loro. Ma io non vado lì per gareggiare perché io la gara l’ho già fatta, vado lì per partecipare, per arrivare con la mia musica alle persone che guardano spesso la televisione, che non sanno usare la tecnologia, perché so che gli farà piacere che sarò li al festival per portare una canzone tradizionale. Il Festival è uno spettacolo dove devono esserci tutti i generi musicali. La gente è lì per vedere un po’ di tutto, ci sta bene anche la tradizione – aggiunge Orietta Berti – perché sono le nostre radici: abbiamo il bel canto, non ci dobbiamo vergognare di portare le nostre tradizioni".
"Sanremo – prosegue – dicono sia un inno alla rinascita. Io dico: alla speranza. Finché c’è vita, c’è speranza. Non dobbiamo dimenticare che ci sono anche delle critiche, ma io credo che intanto ci sarà un 10% delle persone dello spettacolo che potrà lavorare. E la gente che sta a casa ha anche bisogno di qualche ora di divertimento. E’ la nostra festa nazionale, della musica".
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