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In Italia si fa prima a fare un figlio che a prendere la patente

Milano, 9 apr. (askanews) – Zona rossa ed è terrore non per la prova, ma perchè salta la prova. Gli esami di guida non dipendono soltanto dal rosa del foglio, ma anche dal colore della regione. E se è rosso, bisogna fermarsi. Non al semaforo. L’esame non si fa.

Ovviamente questo riguarda non soltanto i diciottenni. Ma anche chi arriva magari da fuori e vorrebbe integrarsi, ha bisogno di un lavoro e la patente gli aprirebbe la strada per il settore della logistica, in piena espansione. Ma quanto ci vuole dal momento dell’iscrizione alla scuola guida sino a quando si arriva alla patente?

Emilio Patella, segretario nazionale autoscuole Unasca:

"Dal momento in cui l’allievo si iscrive all’autoscuola al momento in cui ha la patente in mano, spesso e volentieri passano dai 9 ai 12 mesi. Tempi lunghissimi. In una battuta: si fa prima a sposarsi e a fare un figlio che non a conseguire la patente. E ovviamente questo non va bene".

Ovviamente i tempi variano da regione a regione, da città a città, e non esiste soltanto il problema del Covid. Già i ritardi esistevano prima, e secondo gli esperti continueranno anche dopo. A fronte di tutti gli stop & go di un cambio di governo e di ministro, nonchè di un ricambio generazionale di funzionari che a fronte dei pensionamenti, Unasca chiede a gran voce.

"Noi stiamo chiedendo alcune cose che credo siano di buon senso. Una è che prima o poi dobbiamo essere inseriti nel piano vaccinale perché noi stiamo lavorando, stiamo continuamente a contatto con altre persone, le stesse persone giovani e non giovani, che vengono tenute in sicurezza e lasciate a casa da scuola, ma poi vengono a lezione di guida in una autovettura, in uno spazio ridotto, dove c’è un istruttore e un allievo, e il giorno dell’esame c’è anche un esaminatore".

Ovviamente ci sono le mascherine e sistemi di sanificazione tra una guida e l’altra ma comunque esiste un rischio. Ma soprattutto la richiesta è quella di continuare con gli esami anche nelle zone rosse.

"Noi abbiamo proposto due cose. La più banale è come fanno i taxi: un pannello trasparente divisorio, in maniera tale che l’esaminatore, che siede dietro, durante l’esame sia isolato e comunque ci sia meno possibilità di contagio. L’altra è di rivedere il sistema d’esame".

Utilizzare il modello d’esame già sperimentato per le moto, effettuato con esaminatore ed esaminando su due veicoli differenti. Ovviamente in via provvisoria. Ma almeno questo permetterebbe di non interrompere il flusso delle prove. E per qualcuno anche l’accesso al mondo del lavoro.

Servizio di Cristina Giuliano

Montaggio di Gualtiero Benatelli

Immagini a cura di askanews

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