“È superfluo dire perché non ci siamo chiamati partito cattolico. I due termini sono antitetici; il cattolicismo è universalità; il partito è politica, è divisione.” (Don Luigi Sturzo).
18 gennaio 1919 – Dopo decenni di assenza dei cattolici dalla politica italiana a causa del “non expedit” emesso da Papa Pio IX (divieto di partecipare alle elezioni politiche), don Luigi Sturzo fonda a Roma il Partito Popolare Italiano; il simbolo scelto è lo scudo crociato con la scritta “Libertas”.
Messo al bando durante la dittatura fascista e riformatosi nel 1943 come Democrazia Cristiana, il partito si scioglie esattamente 75 anni dopo, travolto dagli scandali di Tangentopoli e dalla crisi dei partiti della Prima Repubblica.
Le varie anime della “Balena bianca” prendono strade diverse: i centristi di Mino Martinazzoli tornano al nome originario di Partito Popolare Italiano; il centrodestra di Pierferdinando Casini e Rocco Buttiglione forma il Centro Cristiano Democratico alleandosi con Silvio Berlusconi; il centrosinistra di Gerardo Bianco e Ciriaco De Mita confluisce nell’Ulivo di Romano Prodi.