27 Novembre 1826 – Mentre sta cercando di costruire una bomba con una miscela di solfuro di antimonio e clorato di potassio, il chimico inglese John Walker inventa casualmente i fiammiferi: accortosi che una piccola goccia del composto, caduta su un bastoncino di legno, si era seccata e indurita, sfrega il legnetto sul pavimento per pulirlo. Dal bastoncino si sprigiona una fiamma.
La storia ci racconta che già nel VI secolo i cinesi usavano delle stecche di legno di pino impregnate di zolfo per accendere il fuoco; ma per arrivare ai fiammiferi moderni dobbiamo aspettare ben 13 secoli.
Cinque anni dopo la scoperta di Walker, il francese Charles Sauria aggiunge al composto originario il fosforo bianco, per eliminare il cattivo odore generato dalla fiamma (nel 1906 i fiammiferi con fosforo bianco saranno proibiti per la tossicità della sostanza, estremamente pericolosa per gli operai addetti alla produzione). Ancora cinque anni più tardi, l’ungherese Janos Irinyi apporta un altro cambiamento alla miscela, rendendo meno violenta (e rischiosa) l’accensione del fiammifero.
Sarà solo nel 1844 che nasceranno i fiammiferi di sicurezza, inventati da Gustaf Erik Pasch. Cosa rende sicuri questi fiammiferi? Il fatto che, a differenza dei composti usati in precedenza, le parti che costituiscono la miscela infiammabile sono separate: una parte si trova dentro la capocchia, l’altra esternamente, sull’apposita superficie dove sfregare il fiammifero. I fiammiferi così composti prenderanno il nome di “svedesi” in onore della nazionalità del loro ideatore.