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La Catalogna alle urne, tra il Covid e l’indipendentismo diviso

Roma, 12 feb. (askanews) – Il 14 febbraio la Catalogna torna alle urne per eleggere il nuovo Parlamento, a quasi tre anni e mezzo dal contestato referendum sull’indipendenza della comunità autonoma spagnola (1 ottobre 2017) e tra l’esplosione dei contagi di coronavirus legati alle feste di fine anno. In base a una decisione molto controversa, le persone positive al virus o in quarantena potranno recarsi ai seggi tra le 19 e le 20, ovvero poco prima della chiusura. Equipaggiati con protezioni integrali per questo orario specifico, gli scrutatori hanno tuttavia tentato di desistere in massa.

"Ho una situazione complicata a casa – racconta questo bancario, Rodrigo Sanchez Castillo, che era stato chiamato al seggio – mia moglie ha il cancro, un linfoma molecolare, segue la chemioterapia e tre giorij prima del 14 febbraio, l’11, ha una seduta di chemio. I medici ce lo hanno sconsigliato. La sorpresa è stata la risposta alla mia domanda, rifiutata, quindi sono obbligato ad andare".

"Attualmente, i dati complessivi sono che circa il 25% delle persone che sono state convocate al tavolo elettorale hanno presentato dei reclami – spiega Ismael Pena, direttore generale della partecipazione cittadini e del processo elettorale nel governo catalano – il che significa che sulle 82.000 persone che sono state più o meno convocate, ci sono circa 20.000-21.000 che non vogliono esserci per qualche ragione personale".

Per la prima volta da anni, l’indipendenza non compare tuttavia in cima all’ordine del giorno e a farla da padrone, si teme sia l’astensione, più o meno equamente divisa. Come detto, l’indipendentismo non gode di ottima salute: non tanto per la base, che rimane vicina al 50% pur senza ancora riuscire per ora a sfondare il limite, quanto per i gravi disaccordi fra i partiti – personali e non solo – su come e quando riuscire a raggiungere la meta.

Le divergenze fra le due anime dell’indipendentismo – quella di sinistra e repubblicana (Erc), guidata da Oriol Junqueras, che ha organizzato un comizio prima di rientrare in carcere, dove si trova per essere rimasto in patria all’indomani della dichiarazione unilaterale di indipendenza (Dui, 27 ottobre 2017), e quella conservatrice (JuntsXCatalunya), che con Carles Puidgemont, ancora in auto-esilio in Belgio, vede candidata Laura Borras, vanno avanti dall’inizio della legislatura e già prima dell’epidemia hanno portato a una certa paralisi di governo.

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