Milano, 15 feb. (askanews) – Le aziende del largo consumo italiane hanno reagito, con rapidità ed efficacia, alla pandemia continuando a garantire servizi e prodotti ai consumatori. Sotto la spinta dirompente della crisi, hanno sviluppato una cultura di gestione del rischio che le ha rese via via più resilienti. Ora proprio le soluzioni adottate da produttori e grande distribuzione, nell’ambito specifico della logistica, sono diventare un Vademecum, realizzato da Ecr insieme a Politecnico di Milano e LIUC Università Cattaneo, che si pone come una sorta di manuale per la filiera del largo consumo e che offre, al tempo stesso, una foto del comparto nei mesi difficili della pandemia.
"Nella maggior parte dei casi – ci ha detto Alessandro Creazza professore associato LIUC Università Cattaneo – nessuna delle aziende si poteva immaginare la pandemia e questo ha spinto le aziende a ripensare quello che avevano già come piano di continuità in ottica pandemica hanno saputo riadattare in ottica creativa ed efficiente a delle problematiche poste dalla pandemia".
Lo studio ha "fatto ordine", con metodo scientifico, tra 360 iniziative implementate da 21 imprese italiane, tra produttori e retailer, rielaborandole in 60 soluzioni e organizzandole in 8 macrocategorie e 24 categorie: una sorta di albero concettuale che guida alla ricerca di soluzioni efficaci in tempi rapidi "Le macrogategorie – ha sottolineato Fabrizio Dallari, direttore Centro logistica LIUC Università Cattaneo – hanno una valenza legata alla capacità di far fronte da parte delle aziende a quelli che sono gli impatti nella suply chain, fortemente stressata in termini di volumi. La parola stessa velocità ha a che fare con una delle categorie, stirmlining, e cioè fare in fretta a prendere decisioni e a rendere il flusso delle merci il più veloce ed efficiente possibile".
Accanto al tema della rapidità di risposta, le aziende nei mesi della pandemia hanno deciso di ridurre la complessità, altra macrocategoria individata nel vademecum, che ha a che fare ad esempio con la revisione degli assortimenti, o affrontare il tema della cosiddetta ridondanza per diversificare il rischio e creare soluzioni di back-up, senza contare tutte quelle decisioni in fatto di sicurezza dove erano i provvedimenti ministeriali e governativi a definire le procedure.
In questo processo che ha coinvolto la logistica, molte soluzioni, soprattutto quelle coi migliori risultati, richiedono il coinvolgimento di più attori, sottolineando ancora una volta la centralità della collaborazione di filiera. "Quando si parla di collaborazione di filiera – ha detto Marco Melacini, professore del Politecnico di Milano – è fondamentale capire lo sforzo che deve fare ognuno, la modifica del proprio modus operandi e capire i benefici e nel caso agire sulla ripartizione dei benefici. Questa, ce l’ha insegnato Ecr, è la strada per introdurre la collaborazione di filiera perchè non esiste una soluzione vincente se questi benefici non sono distribuiti tra tutti gli attori della filiera".
Nel ventaglio delle soluzioni individuate dal Vademecum Ecr quella maggiormente adottata dalle aziende è stata la prioritizzazione delle referenze: 15 aziende su 21 hanno ridotto o eliminato temporaneamente dall’assortimento prodotti con bassi risultati di vendita, creando una sorta di assortimento d’emergenza. Ma di tutte le soluzioni implementate quali resteranno strutturalmente dopo la crisi? "Le aziende prevedono di rendere strutturali iniziative che hanno richiesto investimenti – ha sottolineato Creazza – come la capacità di evadere maggiormente gli ordini attraverso l’ecommerce in quanto per potenziare l’online hanno investito anche in capacità fisica di evasione degli ordini, di consegna e ritiro presso i punti vendita". Un segno questo di come la pandemia sia riuscita ad accelerare alcuni processi di cambiamento strategici per le aziende del largo consumo.