Milano, 23 dic. (askanews) – L’undicesimo rapporto RBM-Censis ha sottolineato il ruolo di "secondo pilastro" della sanità integrativa rispetto al Servizio sanitario nazionale, nell’ottica di "raddoppiare il diritto alla salute". Per capire in che modo questa funzione viene assolta abbiamo incontrato Marco Vecchietti, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo RBM Salute, che ha affrontato l’argomento partendo dal tema delle prestazioni specialistiche e non ordinarie.
"Si tratta di fatto – ha spiegato ad askanews – di andare a supportare le singole persone nell’acceso a queste prestazioni evitando che ci sia la necessità di sostenere queste spese direttamente con il proprio reddito e prevedendo un servizio, quello della sanità integrativa, che è ancillare al Servizio sanitario nazionale e che si occupi di gestire collettivamente queste prestazioni per tutti i cittadini".
In sostanza, nella visione di Vecchietti, la sanità integrativa può consentire a tutti, attraverso il pagamento di "una piccola quota" generalizzata, di coprire anche le spese che oggi invece ricadono, in maniera pesante solo su chi in un determinato momento abbisogna di cure specifiche.
"Della spesa sanitaria privata oggi in media i cittadini – ha aggiunto l’amministratore delegato – finanziano l’85% direttamente e solo il 15% è finanziato attraverso assicurazioni sanitarie e fondi sanitari. Si tratta di un livello di copertura decisamente inferiore a quello degli altri cittadini europei".
Cruciale, anche nell’ottica del rapporto, la relazione tra il pubblico e il privato, visti come due fattori che devono contribuire a un risultato comune.
"L’obiettivo di fondo – ha detto Vecchietti – è non andare a duplicare quelle che sono le tutele del pilastro pubblico, ma rendere possibile per il nostro cliente una soluzione alternativa, aggiuntiva, che gli consenta sempre di avere accesso alle cure di cui ha bisogno".
Il tema dell’integrazione, poi, viene a innestarsi anche sull’emergenza che stiamo vivendo, che il rapporto RBM-Censis definisce non più di pandemia, bensì di "sindemia", ossia più emergenze sanitarie che si coniugano con una crisi economica, mettendo ulteriormente in difficoltà la capacità di gestire o affrontare, non solo l’emergenza, ma anche le attività sanitarie ordinarie.
"Per noi operatori della sanità integrativa – ha concluso Marco Vecchietti – la sfida è quella di riuscire a garantire proprio in queste situazioni emergenziali un supporto organico al sistema sanitario, consentendo agli assicurati di avere la tranquillità e la certezza, pur a fronte di una situazione di emergenza, di poter continuare a gestire le proprie cure per quanto riguarda la loro situazione di salute ordinaria".
Una sfida complessa, in corso di svolgimento e che, riguardando la salute, non può non riguardare tutti.