24 giugno 1995 – In Corso Tukory, a Palermo, la DIA arresta Leoluca Bagarella, detto “Don Luchino”, uno dei più spietati assassini corleonesi.
Affiliato fin da giovanissimo al clan di Luciano Liggio, di cui già faceva parte suo fratello Calogero (rimasto ucciso nella “Strage di Viale Lazio”), dopo l’arresto di Liggio Bagarella diventa il più fedele esecutore di Totò Riina, del quale è anche cognato dal ‘74.
Feroce e spietato assassino, è ritenuto responsabile di centinaia di omicidi, soprattutto all’epoca della Seconda guerra di mafia (tra gli altri, l’esecuzione di un giovane nipote di Tommaso Buscetta). Nel ‘79 uccide a sangue freddo in un bar Boris Giuliano: il commissario aveva da poco scoperto il suo covo, dove oltre ad armi ed eroina aveva rinvenuto delle foto che ritraevano Bagarella insieme a Totò Riina ed altri corleonesi. Arrestato due mesi dopo per l’assassinio di Giuliano, viene rilasciato per decorrenza dei termini.
Ricatturato nell’86, viene condannato nel Maxiprocesso a 6 anni, ma rilasciato già nel ’90, si dà alla latitanza. È lui a piazzare l’esplosivo sotto l’autostrada a Capaci. A seguito dell’arresto di Riina, Bagarella diviene il principale artefice della strategia stragista del ‘93 (spalleggiato da Giovanni Brusca, Giuseppe Graviano e Matteo Messina Denaro), mettendo in minoranza l’ala “moderata” di Bernardo Provenzano.
La sua ferocia non si è fermata neanche con la condanna al 41 bis, essendosi reso protagonista di vari episodi di violenza anche in carcere.