Con il passare del tempo e il progresso in campo sociale, sono sempre in maggior numero gli stereotipi e i luoghi comuni che rimangono indietro, abbandonati nella loro arretratezza. A volte offensivi, a volte buoni per sorridere, ma di sicuro sempre fin troppo generici. Uno dei più resistenti, tuttavia, sembra essere quello che vede le donne “non all’altezza” di determinate attività, in genere considerate prettamente maschili. Fra queste ultime, ciò a cui viene normalmente meno associato il gentil sesso sono spesso attività sportive. Ci sono sport, per la verità, nei confronti dei quali non c’è pressoché alcuna resistenza perché siano considerati “adatti”: basti pensare alla pallavolo, all’atletica, o a molti sport acquatici. Ma cosa succede quando ad essere presi in esame sono sport considerati maschili, come il calcio? Eppure anche in questi ambienti sportivi, come in tanti altri, le donne dimostrano costantemente di non avere niente da invidiare ai loro colleghi.
Proprio dal calcio viene l’esempio più recente: probabilmente nessuno ignora che la scorsa estate, dal 7 giugno al 7 luglio, si sono tenuti i mondiali femminili, vinti per la quarta volta dagli Stati Uniti. L’Italia, autrice della prova migliore fra quelle delle edizioni degli ultimi vent’anni, ha potuto schierare atlete del calibro di Barbara Bonansea, Sara Gama e Laura Giuliani, tutte appartenenti alla squadra femminile della Juventus e tutte protagoniste anche nel campionato nazionale femminile. Il calcio femminile, che tutt’ora non gode dello status di professionismo essendo ancora inquadrato come sport dilettantistico, sta comunque facendo passi in avanti, con l’obiettivo a breve termine di una parificazione totale fra atleti a prescindere dal genere: si supererebbe così finalmente una differenza che, anche alla luce degli ottimi riscontri presso il pubblico, non può trovare nessuna giustificazione.
Il calcio, per l’amore che circonda lo sport e per la recente manifestazione internazionale, è senza dubbio l’esempio più macroscopico. Ma fra gli sport esistono altri eccezionali esempi di donne che si sono messe in luce in competizioni maschili. Basti pensare a Valentina Vezzali, schermitrice fra le più vincenti e donna più medagliata di sempre, capace di vincere medaglie in cinque edizioni consecutive dei giochi olimpici, da Atlanta 1996 a Londra 2012: non è un caso che nella sua specialità, vale a dire il fioretto, sia la schermitrice più vincente di sempre. La Vezzali ha inoltre dimostrato di avere interessi ben eterogenei, intraprendendo per un breve periodo anche la carriera politica. Il connubio tra attività sportiva e politica non è un’accoppiata così diffusa: di giocatrici capaci di mettersi in luce nella politica e nel gioco, come Maria Konnikova, fino a qualche tempo fa sembrava esserci drammaticamente penuria. Invece, la Konnikova e le sue colleghe dimostrano esattamente come non siano poche le donne a eccellere in campi tradizionalmente ritenuti di esclusivo appannaggio maschile. Altri esempi arrivano dalla MMA, dove Ronda “Rowdy” Rousey è diventata la prima campionessa di arti marziali miste nella federazione statunitense della Ultimate Fighting Championship. Come non bastasse, ha partecipato alle Olimpiadi del 2008, a Pechino, vincendo una medaglia di bronzo nel judo e diventando così la prima judoka americana a ottenere un alloro olimpico. Rimanendo negli Stati Uniti e negli sport maschili, il football americano è tipicamente associato a uomini vestiti in assetto da guerra; eppure nella Legends Football League, la lega di football americano femminile, balza agli occhi Angela Rypien, considerata la miglior giocatrice del torneo e una delle 15 atlete più seguite su Instagram, curiosa classifica nella quale figura anche la succitata Rowdy.
L’elenco potrebbe continuare a lungo, fra sport considerati più o meno comunemente solo maschili: basta menzionare Lindsey Vonn, sciatrice di punta della nazionale USA ritiratasi dall’attività agonistica lo scorso febbraio dopo una carriera ricca di soddisfazioni. Anastasia Ashley e Alana Blanchard sono due fra le surfiste americane più conosciute e vincenti. In Italia non si può pensare allo sport femminile senza che vengano fatte associazioni a Federica Pellegrini, Carolina Kostner e Tania Cagnotto, solo per citare quelle autrici di performance straordinarie e recenti, ma nella storia sportiva e femminile del nostro Paese sono state tante le eccellenze delle quali ci siamo potuti fregiare. A ben vedere, in effetti, la parola “vincente” non cambia a seconda del fatto che sia riferita a uomo o donna: probabilmente non è un caso.
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