Roma, 19 feb. (askanews) – "Non è facile incontrare una troupe così bella, così professionale, così allegra e piena di sorrisi soprattutto una troupe che mi ha accolto a braccia aperte. Mi sono sentita supportato sia professionalmente, che umanamente e artisticamente, tutto. Grazie a voi sono riuscito a entrare nella vostra famiglia e mi sento parte di voi, grazie": così Raoul Bova, sul set dei Don Matteo 13, nell’ultimo giorno delle riprese, visibilmente soddisfatto ed emozionato per la nuova avventura appena terminata.
Don Massimo (Raoul Bova) sarà un prete diverso. Diverso da Don Matteo e da tutti gli altri. Un prete della "terra", contadino, abituato a sporcarsi le mani, più propenso a stare tra gli ulivi umbri a zappare la terra che a stare dentro le quattro mura della canonica. Certamente saldo nella sua fede e nel suo rapporto con Dio, ma con le difficoltà di tutte le persone di oggi, dell uomo comune: un prete che, come tutti noi, ha a volte anche bisogno di sfogarsi, di scaricare le tensioni.
Arriverà a Spoleto al suo primo incarico in una parrocchia, portando con sé la sua vocazione travagliata e un passato misterioso. Un prete moderno che dovrà fare i conti non solo con le difficoltà degli altri, ma soprattutto con le sue.
Un uomo che pensava che la vita da sacerdote sarebbe stata una vita solitaria, senza famiglia, e che invece scoprirà di avere una famiglia ancora più grande, la grande famiglia di don Matteo.