Il manifesto di Unabomber

di Jack Sentenza

Il manifesto di Unabomber

| domenica 19 Set 2021 - 00:01

19 settembre 1995 – Su esplicita richiesta dello stesso terrorista, che aveva minacciato di inviare altri pacchi bomba se il documento non fosse andato in stampa, il Washington Post pubblica il manifesto del famigerato Unabomber, in seguito individuato come Ted Kaczynski.

L’FBI aveva acconsentito alla pubblicazione nella speranza che qualcuno potesse individuare il ricercato, in base alle idee esposte e al modo di scrivere. Sarà infatti il fratello dell’ex docente universitario a riconoscerlo e a denunciarlo.

Sotto, le prime righe del manifesto, intitolato “La società industriale e il suo futuro”.

“1. La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana. Esse hanno incrementato a dismisura l’aspettativa di vita di coloro che vivono in paesi “sviluppati” ma hanno destabilizzato la società, reso la vita insignificante, assoggettato gli esseri umani a trattamenti indegni, diffuso sofferenze psicologiche (nel Terzo mondo anche fisiche), inflitto danni notevoli al mondo naturale. Il continuo sviluppo della tecnologia peggiorerà la situazione. Essa sicuramente sottometterà gli esseri umani a trattamenti sempre più abietti, infliggerà al mondo naturale danni sempre maggiori, porterà probabilmente a una maggiore disgregazione sociale e sofferenza psicologica e a incrementare la sofferenza fisica persino in paesi “sviluppati”.

2. Il sistema tecnologico industriale può sopravvivere o crollare. Se sopravvive, potrebbe, alla fine, raggiungere un basso livello di sofferenze psicologiche e fisiche, ma solo dopo un lungo periodo, molto doloroso, di aggiustamento e solo al costo di ridurre permanentemente gli esseri umani e molti altri organismi viventi a prodotti costruiti, semplici ingranaggi nella macchina sociale. Inoltre, se il sistema sopravvivrà, le conseguenze saranno inevitabili: non vi è possibilità di riformare o modificare il sistema così da impedire che esso privi la gente di dignità e autonomia.

3. Se il sistema crolla, le conseguenze saranno molto dolorose. Ma più il sistema s’ingrandisce, più disastroso sarà il risultato del suo collasso, così che, se deve crollare, è meglio che sia prima che dopo.

4. Per questo noi peroriamo una rivoluzione contro il sistema industriale. Questa rivoluzione può o no fare uso di violenza: potrebbe essere un processo rapido o relativamente graduale della durata di alcuni decenni. Non possiamo saperlo, ma possiamo delineare, in generale, le misure che coloro i quali odiano il sistema industriale dovrebbero adottare per preparare la via verso una rivoluzione contro quella forma di società. Questa non è una rivoluzione politica. Il suo obiettivo sarà quello di rovesciare non i governi, ma i principi economici e tecnologici.”

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