Roma, 28 gen. (askanews) – Il dolore e l’amore sono i due temi al centro del nuovo album di Michele Bravi, "La geografia del buio", che esce il 29 gennaio, a quattro anni da "Anime di carta". Un viaggio introspettivo che racconta il dolore dello stesso artista, quello provato dall’esperienza di un incidente nel 2008 in cui provocò la morte di una donna.
Ad askanews Michele Bravi racconta: "Questo è un disco che parla di come si convive con il dolore, non di come si esce dal buio. Il dolore è un fatto e non bisogna avere un atteggiamento giudicante, bisogna accettarlo, bisogna passarci attraverso, il dolore può essere abitato. Il messaggio che voglio passare con questo disco è rompere tutte le false credenze sul dolore, normalmente ti invitano a stritorarlo, ingoioarlo, a nasconderlo in un angolo. In realtà il dolore va mostrato, in mezzo al salotto di casa. Devi portarlo a spasso con te, devi conviverci".
"Con questo disco volevo condividere il mio strappo, la mia ferita e sperare che altri strappi, altri bui possano trovare la loro geografia in queste canzoni".
Un disco che diventa promessa a una persona speciale: "Questo disco parte da una promessa. Parlo con molto poco pudore della mia vicenda e anche del mio percorso medico legato alla terapia, uno dei grandi stigmi che voglio rompere con questo disco è legato alla salute mentale. Ne parlo con poco pudore perché ho avuto la fortuna che qualcuno avesse poco pudore nei miei confronti a parlarmi del suo dolore, del suo percorso medico. E in questo modo ho potuto scoprire la mia terapia, l’EMDR e ho avuto modo di dare una geografia al buio. A questa persona ho promesso che con le mie canzoni avrei provato a fare stessa cosa".
"Mentre io facevo questo percorso, questa persona mi ha tenuto la mano. Il percorso l’ho fatto io, ma lui mi diceva di venire avanti. Questo è il racconto che c’è dietro a questo disco e lo dedico a lui".
Michele Bravi non ha mai fatto mistero della sua omosessualità. E ora invita tutti ad avere coraggio: "Ho capito che l’amore non è un atto privato, ma pubblico. L’amore va urlato, gridato; questo non significa che ci sia un obbligo a esporsi. Chi si sente pronto, è il mio appello, ha il dovere di raccontarlo. Ho un ricordo chiarissimo del mio primo bacio a un ragazzo; più che il sapore del bacio mi ricordo una voce che mi diceva ‘Stai facendo la cosa sbagliata’. Spero che questa libertà di parlarne possa aiutare qualcuno a baciare qualcuno per la prima volta e sentire il sapore del bacio senza vere una voce intrusiva che distrugge il ricordo".