Michelly Kelton è una prostituta transessuale che opera nel quartiere di San Siro a Milano. Di origine brasiliana, Michelly è arrivata in Italia nel 2007. L’abbiamo incontrata per farci raccontare il suo lavoro al tempo del Covid, così come la sua storia. "I miei clienti sono diminuiti dell’80%: il 20% che continuano a cercarmi sono affezionati. Disposti a tutto pur di non rinunciare alle mie prestazioni a pagamento – racconta Michelly – Un po’ di timore di contrarre il virus c’è stato, è normale, ma non avevo alternative: o mi riempivo di debiti, o continuavo a lavorare”. Transessualità e prostituzione. Un binomio spesso considerato inscindibile, emblema di una società che non può o non vuole accettare chi considera "anormale", simbolo di una società che fa finta di non vedere. L’Italia è uno dei paesi in cui la prostituzione transessuale è più diffusa. “Nonostante a me piaccia fare il mio lavoro – continua Michelly -, non nego che mi piacerebbe fare la parrucchiera o la sarta. Il problema è che in Italia nessuno sembra voler assumere una dipendente transessuale. L’alternativa è mettermi in proprio, ma per farlo bisogna avere da parte un bel po’ di soldi".
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