5 luglio 1950 – Il bandito Salvatore Giuliano viene ritrovato cadavere nel cortile della casa di un avvocato di Castelvetrano. Un comunicato del “Comando forze repressione banditismo” annuncia che Giuliano è rimasto ucciso in un conflitto a fuoco avuto la notte precedente con un reparto di carabinieri; appaiono però fin da subito diverse incongruenze nella versione ufficiale delle forze dell’ordine.
Secondo il verbale, il bandito sarebbe stato colpito al petto da un carabiniere, ma il corpo giace riverso con la canottiera insanguinata sulla schiena, e non sul davanti. Inoltre, il sangue appare fuoriuscito da un’unica ferita sotto l’ascella, mentre tutte le altre ferite non sanguinano, come se fossero state inferte post-mortem.
Il suo luogotenente Gaspare Pisciotta si autoaccuserà in seguito dell’omicidio, venendo ritenuto credibile, incolpando come mandanti 3 deputati monarchici e i democristiani Scelba (futuro Presidente del Consiglio) e Mattarella (padre dell’attuale Presidente della Repubblica). Stranamente, questa seconda dichiarazione non viene ritenuta attendibile.
I misteri irrisolti attorno alla figura di Giuliano sono tuttora più di uno: dalla collaborazione con i Servizi Segreti americani, a quella con il movimento indipendentista siciliano, ai rapporti con Cosa Nostra, fino alla strage di Portella della Ginestra di cui venne ritenuto responsabile, tanti aspetti dell’intera vicenda del bandito presentano aspetti poco chiari.
Come ebbe a titolare l’Europeo in una famosa prima pagina, “Di sicuro, c’è solo che è morto”. Così come, “di sicuro”, Gaspare Pisciotta morirà avvelenato in carcere, quattro anni dopo la morte di Giuliano.