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Nord Stream 2, il gasdotto della discordia

Milano, 22 feb. (askanews) – Nel mezzo della crisi ucraina si è spesso parlato del Nord Stream 2, una struttura offshore realizzata per portare il gas naturale russo in Germania e da qui nell’Unione Europea senza passare dal continente. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato che fermerà la procedura di certificazione del gasdotto dopo il riconoscimento russo dell’indipendenza delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk.

Ma perché è cosi importante il nord stream 2 tanto da essere usato come arma per un negoziato con la Russia? Il gasdotto garantisce a Gazprom, la società energetica di stato russa, la possibilità di raddoppiare la fornitura di gas in Europa senza attraversare i Paesi baltici, quelli del gruppo di Visegrad – Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria – la Bielorussia e l’Ucraina. Con Nord Stream 2 questi Paesi perdono in questo modo il ricavato dei diritti di transito.

Completato nel settembre del 2021, il gasdotto non è ancora operativo, in attesa del via libera da parte degli enti regolatori tedeschi e della Commissione Ue. Nord Stream 2 potrebbe fruttare fino a 15 miliardi di dollari per il gestore russo Gazprom. Ma lo stop tedesco sarebbe un duro colpo. La risposta alle parole di Scholz non si è fatta attendere da Mosca. L’ex presidente Dimitri Medvedev, oggi vice presidente del Consiglio di sicurezza russo, su Twitter ha scritto :

"Bene. Benvenuti nel nuovo mondo coraggioso in cui gli europei pagheranno 2.000 euro per 1.000 metri cubi di gas naturale!".

Una nemmeno troppo velata minaccia di chiudere i rubinetti del gas per l’Europa.

Redazione

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