Roma, 3 apr. (askanews) – Il tema dell’oncologia territoriale è cresciuto molto negli ultimi mesi ed è all’ordine del giorno quando si parla del futuro dell’organizzazione dell’oncologia italiana. Oggi in Italia ci sono oltre 3.600.000 casi prevalenti oncologici e si tratta di pazienti in trattamento attivo o che da poco l’hanno finito, di persone guarite o in follow up.
La pandemia ha mostrato come alcune cure possono essere fornite dal territorio, rappresentando un punto riferimento strategico per il paziente oncologico, come lo è attualmente l’ospedale. In questa ottica diventa centrale ridisegnare la presa in carico del paziente oncologico a partire da una più forte integrazione tra strutture ospedaliere e strutture territoriali. Se ne è parlato nel corso del webinar ONCOnnection "L’oncologia territoriale tra nuove tecnologie e nuovi scenari assitenziali".
In Regione Toscana la delibera che avvia la sperimentazione dell’oncologia territoriale è una prima risposta. Gianni Amunni, Responsabile Rete Oncologica Toscana e Direttore Generale ISPRO, Regione Toscana: "I pazienti oncologici cronicizzano ed hanno un lungo periodo in cui devono convivere con il cancro. Questa tipologia di pazienti ha bisogno di supporti territoriali ed ha bisogno di sentirsi preso in carico come quando è in ospedale".
Fondamentale in questa ottica è raggiungere quindi una integrazione funzionale tra strutture ospedaliere e strutture territoriali, per realizzare una reale oncologia territoriale. Come conferma il professor Blasi, Presidente di Cipomo, il Collegio italiano dei Primari Oncologici Medici Ospedalieri: "La pandemia ha fatto accelerare tutta una serie di processi già presenti ed in itinere. Ora si tratta di vedere come fare nella gestione nel territorio, relativamente al non far spostare il paziente dal domicilio verso l’ospedale".
"Alcuni follow up potrebbero anche essere relegati alla medicina generale. Ed è anche il momento di ragionare bene sulla domiciliarietà delle cure, perchè oggi il 35% dei pazienti sono trattati con terapie orali. Pazienti quindi che potrebbero essere seguiti nel proprio domicilio con il medico, l’infermiere del territorio, senza farlo uscire e portando noi il trattamento al domicilio".