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Pablo Trincia: “Rigopiano è stata una chiamata”

Rigopiano "è stata una chiamata", racconta Pablo Trincia a Pescara, mentre nel Teatro Massimo presenta la docuserie Sky Original "E poi il silenzio. Il disastro di Rigopiano", che segue il podcast dedicato alla strage, erano le 16.49 del 18 gennaio 2017 quando una valanga ha travolto e cancellato l’hotel sul Gran Sasso. Accanto a lui il vicedirettore vicario di Sky, Omar Schillaci e la coautrice, Debora Campanella.

E non è casuale la scelta di Pescara, siamo nel territorio ferito dalla tragedia, c’è il desiderio di documentare, in qualche modo di ‘restituire’. Alle 19 la proiezione dell’anteprima.

Quello di Trincia è un viaggio nelle carte del processo ma anche nel cuore delle persone. Un viaggio emotivo "le famiglie mi hanno aperto le loro case, le stanze di chi non c’è più. La rabbia, la paura, il dolore vanno raccontati. Le persone devono sentire con il corpo cosa è successo, ascoltando il podcast e vedendo la serie. Questo è importante, per arrivare in profondità".

La serie e il podcast ci portano dentro i resti dell’hotel, di grandissimo impatto l’idea del regista e coautore Paolo Negro di proiettare da dentro le rovine gli ultimi video dei prigionieri. E sempre sua è la definizione di Rigopiano come "moderna Pompei", "per me quel luogo dovrebbe diventare un memoriale", è la suggestione che aggiunge Trincia.

La strage più pesante dal dopoguerra in montagna, svela il giornalista, è stata richiesta gran voce al pubblico, “dopo il racconto della Costa Concordia in tanti hanno cominciato a scrivermi in privato, tutti mi ripetevano, occupati di Rigopiano. Mi sono reso conto che c’era un’esigenza”. Perché in quella strage “ci identifichiamo tutti, quelle persone erano vulnerabili e terrorizzate, anche dalle scosse di terremoto. In un racconto lo stato d’animo delle persone è parte della storia”.

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