Roma, 18 feb. (askanews) – La lotta al coronavirus potrebbe complicarsi. Test in vitro hanno mostrato come il vaccino anti-Covid 19 di Pfizer/Biontech, a contatto con la cosiddetta variante sudafricana del Covid generi una quantità di anticorpi inferiore di due terzi rispetto a quella generata contro il ceppo "originario" del virus.
Pfizer e Biontech hanno dichiarato però che risultati dei test in vitro non indicano con certezza una riduzione dell’efficacia del vaccino, dato che un numero inferiore di anticorpi prodotti non è necessariamente sinonimo di una risposta proporzionalmente meno efficace dei vaccini. Inoltre non vi sono ancora evidenze in studi clinici, condotti cioè non in vitro ma su pazienti in carne
ed ossa.
Studi simili condotti da Moderna hanno confermato una riduzione, in questo caso di sei volte, nel numero di anticorpi prodotti contro la variante sudafricana.
Gli scienziati della University of Texas Medical Branch che hanno condotto lo studio, hanno spiegato che non esiste ancora un benchmark chiaro rispetto al numero degli anticorpi necessari al corpo umano per respingere con successo il coronavirus e le sue varianti: per questo è possibile – e secondo alcuni di loro
probabile – che i vaccini forniscano comunque una protezione relativamente efficace anche contro le varianti.
Malgrado tutto, le imprese coinvolte nella produzione dei vaccini stanno investendo nella ricerca su versioni aggiornate dei vaccini per rispondere in modo più accurato anche alla variante sudafricana e a quella brasiliana.