28 luglio 1981 – Sul quotidiano La Repubblica compare un’intervista del direttore Eugenio Scalfari a Enrico Berlinguer, incentrata sulla cosiddetta “questione morale”, dove il Segretario del PCI attacca senza mezzi termini la deriva clientelare dei partiti italiani e i pericolosi intrecci tra potere politico e potere economico. Alcuni brevi estratti:
“I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela […] Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune.”
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“Molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più.”
“I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. […] Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le ‘operazioni’ che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.”
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L’articolo provoca ovviamente avversità nelle altre forze politiche, ma soprattutto causa una forte reazione all’interno del PCI da parte della corrente “migliorista” guidata da Giorgio Napolitano, già avversario di Berlinguer dai tempi in cui si doveva scegliere chi affiancare a Longo alla guida del partito. Nelle posizioni del Segretario, Napolitano intravvede un ostacolo ad eventuali accordi con il PSI di Craxi, da lui fortemente caldeggiata, temendo un isolamento del partito. Lo scontro tra i due continuerà fino al 1984, anno della morte del Segretario, sempre per gli stessi motivi: da capogruppo alla Camera, Napolitano suscita il dissenso di Berlinguer proprio per lo scarso contrasto all’azione del governo guidato da Bettino Craxi.
Negli anni a venire, il PCI si sfalderà con la caduta del Muro, trasformandosi in una sinistra più vicina alle idee “miglioriste” di Napolitano, il quale arriverà come sappiamo fino alla Presidenza della Repubblica. Ma i problemi evidenziati da Berlinguer deflagreranno con Mani Pulite, e sembrano purtroppo continuare ad affliggere la vita politica italiana ancora oggi.
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