5 settembre 1698 – In un tentativo di occidentalizzare il suo popolo allontanandolo dalle antiche tradizioni asiatiche, lo Zar di Russia Pietro il Grande impone una tassa sulla barba: tutti gli uomini, eccetto sacerdoti e contadini, per portare la barba dovranno pagare una cifra variabile in base al reddito.
Per far capire quanto facesse sul serio, lo zar raderà personalmente i suoi cortigiani con un’ascia sul patibolo pubblico, allestito a teatro della cerimonia. I contadini, come detto, erano esentati, ma fin tanto che rimanevano nelle campagne; ogni volta che entravano in città dovevano versare un copeco. Il pagamento veniva certificato con una sorta di ricevuta in metallo (detta appunto “gettone della barba”) da tenere rigorosamente in tasca per essere esibita a ogni controllo, pena l’immediata rasatura sul posto da parte delle guardie.
Si trattava di una moneta di rame o d’argento con impressa su un lato un’aquila bicipite e sull’altro la parte inferiore di un volto con naso, bocca, baffi e barba (foto).
Sul gettone erano incise anche due frasi: “L’imposta sulla barba è stata pagata” e “La barba è un peso superfluo”.
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