18 giugno 1983 – Dopo le sovietiche Valentina Tereškova e Svetlana Savickaja, anche una donna statunitense va nello spazio: è l’astronauta Sally Ride, a bordo della STS-7 del Programma Shuttle.
La carriera nella Nasa di Sally inizia nei lontani anni ’70: nel 1977, stava finendo il suo dottorato di ricerca in fisica presso l’Università di Stanford quando vide un articolo sul giornale degli studenti che spiegava che la Nasa stava cercando astronauti, e per la prima volta permetteva anche alle donne di fare domanda. La Rice non esitò a inviare la sua candidatura e nel 1978 divenne una delle sei donne selezionate (su 8.900 persone che in totale risposero all’annuncio dell’agenzia spaziale americana).
Prima della missione orbitale, le sue competenze furono impiegate dalla Nasa per lo sviluppo del braccio robotico dello Space Shuttle. Prese parte a due missioni a bordo dello shuttle Challenger: la prima fu la missione STS-7, nella quale collaborò alla messa in orbita di due satelliti per telecomunicazioni, si dedicò ad alcuni esperimenti farmaceutici e utilizzò per la prima volta il braccio meccanico dello Space Shuttle che serviva per posizionare e recuperare satelliti nello spazio; il suo secondo e ultimo volo (missione STS-41-G) è stato nel 1984, sempre a bordo del Challenger. In seguito venne nominata membro della commissione d’inchiesta che ha indagato sulle cause dell’incidente dello Shuttle Challenger.
Nel 2012, dopo la sua morte, venne alla luce che per 27 anni sua compagna di vita era stata l’educatrice ed ex tennista Tam O’Shaughnessy. Molto gelosa della propria vita privata, Sally aveva conosciuto Tam da ragazzina; insieme scrissero libri divulgativi per bambini e diedero vita alla “Sally Ride Science”, associazione che si occupa di promuovere la carriera scientifica tra le ragazze.