Roma, 12 mar. (askanews) – Sananda Maitreya, (che ha abbandonato il nome che lo rese famoso tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Novanta, Terence Trent D’Arby) apre il 2021 con il suo nuovo e atteso lavoro discografico, "Pandora’s PlayHouse", il suo dodicesimo album in studio in uscita il 15 marzo.
Pubblicato da TreeHouse Publishing, è un doppio album di inediti interamente scritto, prodotto, suonato e arrangiato da Sananda stesso (fatta eccezione per 3 collaborazioni).
"L’urgenza deriva dall’essere impegnato nel voler creare. E quando tu cominci un progetto, un progetto ha uno spirito. Quando collabori con uno spirito, è proprio da li che ricevi la tua energia. Il rapporto con questo spirito, genera una energia. Sono molto onorato e fortunato di poter collaborare con lo spirito di Pandora per questo progetto. Penso che lo Spirito di Pandora incarni lo spirito della luna e il lato femminile della terra".
Sananda ricorre, come suggerisce il titolo, ad un’analogia con una figura della mitologia per inquadrare la sua creatività. Una miscela inebriante di rock, psichedelia, soul e R&B. Nel doppio album ci sono 3 collaborazioni artistiche: con Irene Grandi, con la band australiana The Avalanches e con Antonio Faraò.
E l’America oggi, come viene vista da Sananda? "Non è una denuncia nel mio brano dello stato dell’America oggi, in realtà stiamo parlando di uno stato in cui l’America si trova da sempre. Non si tratta di una denuncia solo della pandemia, ma di uno stato viscerale nel quale l’America si trova da tantissimo tempo. Possiamo ereditare in qualità di figli, le vittorie dei nostri padri. Ma ogni generazione deve lottare per la propria libertà. La canzone rappresenta non solo lo stato dell’America in America, ma il suo ruolo in tutto il mondo, ovvero la capacità di lottare per i propri diritti".
E i live? "E’ molto importante per me portare questo disco e la mia musica live. Spero di farlo presto, e almeno per l’estate mi auguro di esibirmi live".