Milano, 25 feb. (askanews) – L’emergenza sanitaria e la conseguente sospensione delle attività di interi settori produttivi hanno rappresentato, anche nel nostro Paese "uno shock improvviso e senza precedenti sulla produzione di beni e servizi e, di conseguenza, sul mercato del lavoro". Nella media dei primi tre trimestri del 2020 gli occupati diminuiscono di 470 mila unità (-2% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente) tornando poco sopra ai livelli del 2016. Contestualmente si registra un calo di 304 mila disoccupati e un deciso aumento di inattivi tra 15 e 64 anni (+621 mila). E’ la fotografia scattata dal ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal nel Rapporto sul mercato del lavoro 2020.
A ciò corrispondono diminuzioni del tasso di occupazione e di quello di disoccupazione (rispettivamente -1,0 e -0,9 punti percentuali in un anno) e un aumento del tasso di inattività (+1,8 punti).
Il forte calo del numero di occupati e disoccupati è dovuto soprattutto alla situazione creatasi nel secondo trimestre (-841 mila occupati e -647 mila disoccupati in un anno), quando le eccezionali misure restrittive di contrasto alla pandemia hanno inciso negativamente sia sull’avvio di nuovi lavori e sulla prosecuzione di quelli in scadenza sia sulla ricerca attiva del lavoro. L’allentamento di tali misure nel terzo trimestre ha portato a una riattivazione di una quota di non occupati, con l’aumento delle persone in cerca di lavoro (+202 mila), pur in presenza di un calo occupazionale ancora intenso (-622 mila).
A subire maggiormente la crisi sono state le categorie più vulnerabili nel mercato del lavoro: la caduta del tasso di occupazione è stata quasi il doppio tra le donne rispetto agli uomini (-1,3 contro -0,7 punti percentuali) e più forte per gli under 35 (-1,8 punti contro -0,8 dei 35-49enni e -0,3 punti per gli over50) e per gli stranieri, per i quali il valore dell’indicatore scende al di sotto di quello degli italiani.
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