Milano, 5 feb. (askanews) – L’osservatorio radioastronomico Ska (Square Kilometre Array observatory), il nuovo e ambizioso progetto intergovernativo dedicato alla radioastronomia, in cui è coinvolta come Paese fondatore anche l’Italia, con un ruolo di primo piano dell Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), è ufficialmente una realtà dal 4 febbraio 2021 data della prima riunione del Consiglio dell Osservatorio. L’organismo Skao ha sede nel Regno Unito presso il sito Jodrell Bank, patrimonio mondiale dell Unesco, con i due siti d’osservazione in Australia e Sudafrica; ha il compito di costruire e gestire i due più grandi complessi di radiotelescopi mai concepiti per investigare i segreti più reconditi del nostro Universo.
Askanews ha intervistato il presidente dell’INAF, Marco Tavani.
"Si tratta di visionare l’universo agli estremi confini della nostra conoscenza – ha spiegato – sia galassie lontane, applicazioni di cosmologia, formazione di nuovi pianeti, magnetismo intergalattico oltre che interstellare. Quindi siamo veramente ai confini della nostra conoscenza degli angoli più remoti del nostro universo. Siamo molto contenti e consapevoli della responsabilità che abbiamo perché come Italia ci siamo impegnati parecchio anche da un punto di vista non solo scientifico ma anche finanziario, quindi è un programma di grande spessore per il nostro ente che si svilupperà per i prossimi 5-10 anni minimo per la costruzione e poi negli anni a venire per lo sfruttamento scientifico".
Il radiotelescopio dello Skao in Sudafrica sarà composto da 197 parabole di 15 metri di diametro situate nella regione di Karoo, 64 delle quali sono già installate e sono gestite dal South African Radio Astronomy Observatory (Sarao). Il sito in Australia, invece, vedrà l installazione di 131.072 antenne di 2 metri di altezza presso il Murchison Radio-astronomy Observatory della Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (Csiro).
La prima riunione del Consiglio Skao ha dato ufficialmente il via al progetto segue la firma del trattato del 12 marzo 2019 a Roma con la ratifica dei fondatori: Italia, Australia, Paesi Bassi, Portogallo, Sudafrica e Regno Unito ai quali si aggiungeranno presto Paesi "osservatori" come Cina, Francia, Germania e altri.
"È una grande impresa – ha concluso Tavani – e siamo riconoscenti a tutti gli astronomi italiani che hanno lavorato negli anni precedenti per poter arrivare a questo risultato. Io mi trovo, come presidente dell’ente di astrofisica italiano, al culmine di questo processo e quindi sono estremamente contento che questa nuova fase si apra e spero sia pieno di soddisfazioni per l’Italia e per la nostra comunità".