Solitamente, secondo gli esperti, si corre il rischio tsunami a partire da un terremoto di intensità 6 o 6,5
Forte terremoto nel pomeriggio di sabato: l’epicentro nel mare Adriatico, a nord del Gargano, e le scosse sono state avvertite anche a Roma, Napoli e Pescara. La Protezione Civile conferma che non si registrano danni a cose e persone. Nelle immagini girate a bordo di un elicottero, si nota delle mini onde lungo la zona colpita dal sisma. Ma dopo una scossa di 5,6 è logico pensare ad un rischio tsunami? «Solitamente, a partire da un terremoto di intensità 6 o 6,5 si parla in genere di rischio Tsunami: ma ci siamo sentiti con il Cat (Centro allerta tsunami) dell’Istituto nazionale di geofisica e non ci sarebbe un rischio del genere». L’origine di questo terremoto è comunque presto detta: «Si tratta di un terremoto di tipo compressivo: in pratica, le catene montuose delle Alpi Dinariche, spingendo, convergono verso l’Adriatico e verso la catena appenninica». Ma la storia insegna che qualcosa c’è già stato. «In generale, il mare Adriatico è a rischio tsunami: nel senso che non si può escludere nulla. L’ultimo tsunami nell’Adriatico, per esempio, è avvenuto nel 1970, con la città croata di Vela Luca completamente inondata: in Puglia? Pochi danni nelle zone portuali e nulla di più», osserva l’esperto, ricordando i più recenti eventi di piccoli tsunami, ma con onde alte trenta centimetri, avvenuti nell’ottobre del 2018. ( Corriere TV ). Guarda il video su Corriere: https://video.corriere.it/cronaca/terremoto-mar-adriatico-effetto-sisma-mare-sfiorato-rischio-tsunami/c578469c-8f3f-11eb-a5c9-f2c86d18b040
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