Mosca, 15 feb. (askanews) – Nessuno sembra volere la guerra in Ucraina, almeno a parole. Dalla conferenza stampa congiunta a Mosca tra Vladimir Putin e il cancelliere tedesco Olaf Scholz emergono chiari segnali di distensione. L’avvio del ritiro delle unità russe ammassate al confine ucraino, annunciato poco prima dell’incontro tra i due leader, rappresenta un "buon segno", ha dichiarato il capo del governo tedesco.
"Le opzioni diplomatiche sono lontane dall’essere esaurite. Ora si tratta di lavorare con determinazione e coraggio a una risoluzione pacifica di questa crisi. Sapere ora che alcune truppe si sono ritirate è in ogni caso un buon segno", ha detto Scholz.
"Per 30 anni ci è stato detto che la Nato non si espanderà e ora l’alleanza è vicino a casa nostra", ha detto il presidente russo da parte sua, precisando che un semplice rinvio dell’adesione dell’Ucraina di per sè "non cambia nulla". Ma la Russia non vuole la guerra, ha messo in chiaro Putin:
"Vogliamo questo o no? Ovviamente no. Questo è esattamente il motivo per cui abbiamo avanzato proposte per un processo di trattative".
"Per noi tedeschi e per tutti gli europei, è chiaro che una sicurezza durevole non può essere raggiunta contro la Russia, ma solo con la Russia", ha affermato Scholz, rifiutandosi di definire la situazione, per quanto difficile e seria, "senza speranza".
Intanto mentre Putin aveva ironizzato chiedendo se i media sapessero l’ora precisa per l’inizio dell’invasione, preannunciata dai media americani, il tabloid britannico The Sun, che cita fonti dell’intelligence statunitense, ha scritto che l’invasione dell’Ucraina scatterà all’una di questa notte (orario britannico, le 2 in Italia) con un lancio di missili cui seguirà l’avanzata di 200mila effettivi. Nonostante il ritiro di alcune unità dal confine ucraino, la presenza militare russa nella zona è di circa 130mila militari, a cui si aggiungono altri 40mila effettivi in Bielorussia e 30mila miliziani separatisti nel Donbass.