Milano, 22 feb. (askanews ) – "Il nostro primo anno pandemico ha rivoluzionato la vita delle persone, io ero in un periodo di grande movimento e poi all’improvviso siamo rimasti fermi. Io avevo nel movimento la base della mia professione e della mia ricerca artistica, perché ovviamente avendo sempre lavorato con questa modalità il mio modo di costruire un’opera è sempre stato legato all’incontro con varie comunità". Chiara Bersani, performer e artista vincitrice del premio UBU ci ha risposto così quando le abbiamo chiesto un racconto dell’anno di pandemia vissuto da chi lavora nel settore della cultura e della danza. "Il mio metodo lavorativo – ha detto ad askanews – mi è venuto a mancare. Se ti trovi davanti a una situazione nella quale tutti i lavori sono crollati e in più non sai da dove ripartire per farne di nuovi, è chiaro che si genera un momento di grande smarrimento. Nel mio caso intrecciato anche a una questione fisica importante, io sono una donna con disabilità, una disabilità importante che ha anche conseguenze sulla questione respiratoria, quindi mi sono trovata anche a sentire costantemente una serie di riflessioni e di giudizi dai media o dai social network".
E la situazione si è ripercossa anche sulla genesi stessa del lavoro di Chiara Bersani, in profondità. "Il risultato per me, nella mia vita autoriale – ha aggiunto l’artista – è stato che si è fermata una parte della mia immaginazione. Adesso faccio una grandissima fatica a pensare ai corpi, anche se poi nel frattempo sono ripartite un po’ di produzioni, mi rendo conto che ora il mio rapporto con i corpi è molto diverso, molto complesso rispetto a prima e se mi trovo a compiere un ragionamento immaginifico i corpi in questo momento faccio molta fatica a vederli. Però è emersa la parola, che nei miei lavori non c’è mai stata".
Dai corpi, quindi, alla scrittura. Un’evoluzione che potrebbe anche rappresentare un ulteriore rafforzamento della pratica di una artista importante, ma che arriva al culmine di una situazione drammatica, anche per il settore dello spettacolo dal vivo, del teatro, della danza contemporanea. "Questo è un momento per il nostro settore lavorativo terribile, che non vede fine. E la cosa più drammatica – ha concluso Chiara Bersani – è che non c’è progettualità. Non c’è stata una riflessione organizzata per noi, non c’è stato un pensiero, non c’è stato un progetto. Ci sono state delle toppe malamente messe, delle proposte che rifiutavamo, ma non venivamo ascoltati, come la fantomatica Netflix del teatro piuttosto che altre proposte bizzarre. Ci sono tantissime figure artistiche e lavorative che stanno sparendo e questa non è una cosa da poco. Si fa sempre fatica a spiegare quanto grave sia per una società la perdita degli artisti, ma non è una cosa piccola, è una perdita enorme". Un’altra delle perdite di un anno difficilissimo.
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