Milano, 23 feb. (askanews) – "Questo 2020 per me come artista è stato un anno molto impegnativo". Lo dice subito Rebecca Moccia, artista che lavora su relazioni e visibilità, quando le chiediamo di raccontare che cosa è cambiato nel suo mondo dallo scoppio della pandemia. "I miei lavori – ha spiegato ad askanews – sono sempre site specific, lavoro nei luoghi, quindi per me è stato molto difficile ambientarmi nella nuova condizione di lavoro. Per fortuna sono riuscita a partecipare a un progetto di residenza a Roma che si chiama Castro Project, e poi ho deciso di concentrarmi su un nuovo spazio che è quello che si apre con il virtuale, considerando lo schermo come paradigma della visione. Quindi ho messo in discussione in questa periodo vari concetti come prossimità e possibilità, all’insegna invece di una fallibilità, di un offuscamento o impedimento della visione".
Dai luoghi agli schermi, insomma. "In questo anno – ha aggiunto – mi sono anche rapportata alla tecnologia come altro luogo del reale oltre lo spazio fisico. Questo per un’artista è sicuramente molto interessante, anche se ovviamente non è un’esperienza che può sostituire quella dei luoghi. Però, anche per la mia ricerca, lavorare sul digitale effettivamente non è distaccato dal lavorare su situazioni spazi e ambienti reali".
Significativo per Moccia nel corso degli ultimi 12 mesi l’impegno politico per i diritti dei lavoratori del settore culturale. "Nel 2020 è anche successa una cosa molto positiva nel mondo dell’arte contemporanea, è nata Art Workers Italia, che è un’associazione di cui sono una dei fondatori, che sin da marzo lavora per fare pressione politica, sensibilizzazione e mettere a punto strumenti concreti che possano aiutare a risolvere dei problemi strutturali che la crisi Covid ha fatto emergere nel nostro settore".
"Come Art Workers Italia – ha concluso Rebecca Moccia – partecipiamo il 23 febbraio alla manifestazione nazionale dei lavoratori dello spettacolo per ricordare questo triste anno senza eventi e quindi senza cultura".