ROMA (ITALPRESS) – Durante la seconda ondata pandemica le condizioni economiche attuali e prospettiche sono peggiorate rispetto all’estate, si sono tuttavia mantenute meno negative di quelle riportate nella prima ondata. E’ quanto emerge dalla terza edizione dell’Indagine straordinaria sulle famiglie italiane nel 2020 condotta dalla Banca d’Italia.
Un terzo delle famiglie ha riferito di aver subito una riduzione del reddito nel 2020; tra queste, solo un quinto ne prefigura una ripresa nel corso del 2021. Rispetto a prima della pandemia, le famiglie hanno riportato di aver ridotto la frequenza delle spese per alcuni servizi, a causa sia delle minori disponibilità economiche sia della paura del contagio, che ha continuato a scoraggiare queste tipologie di consumi; la flessione ha interessato in misura maggiore le regioni più esposte all’emergenza sanitaria.
L’Indagine è stata condotta alla fine di novembre del 2020. Le interviste sono state condotte tramite un dispositivo di collegamento a distanza (dialogatore) e hanno coinvolto oltre 2.000 nuclei familiari che avevano partecipato anche alla seconda edizione.
Più di un terzo delle famiglie si aspetta un netto peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro in Italia nei successivi 12 mesi; le prospettive sono più negative per i lavoratori autonomi e i disoccupati. Oltre un quinto dei capifamiglia con contratto a termine e un decimo degli autonomi ritiene che la probabilità di perdere il lavoro nei successivi dodici mesi sia superiore al 50 per cento; tra i disoccupati, solo poco più del 10 per cento si aspetta che ci sia una probabilità superiore al 75 per cento di trovare un nuovo lavoro nell’arco di un anno.
Il 20 per cento dei nuclei si attende nel 2021 un reddito inferiore a quello percepito nel 2020. Questa percentuale raddoppia tra le famiglie che dichiarano di aver già subito una riduzione del reddito nel 2020; soltanto un quinto di esse ne prefigura una ripresa.
(ITALPRESS).
Un terzo delle famiglie ha riferito di aver subito una riduzione del reddito nel 2020; tra queste, solo un quinto ne prefigura una ripresa nel corso del 2021. Rispetto a prima della pandemia, le famiglie hanno riportato di aver ridotto la frequenza delle spese per alcuni servizi, a causa sia delle minori disponibilità economiche sia della paura del contagio, che ha continuato a scoraggiare queste tipologie di consumi; la flessione ha interessato in misura maggiore le regioni più esposte all’emergenza sanitaria.
L’Indagine è stata condotta alla fine di novembre del 2020. Le interviste sono state condotte tramite un dispositivo di collegamento a distanza (dialogatore) e hanno coinvolto oltre 2.000 nuclei familiari che avevano partecipato anche alla seconda edizione.
Più di un terzo delle famiglie si aspetta un netto peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro in Italia nei successivi 12 mesi; le prospettive sono più negative per i lavoratori autonomi e i disoccupati. Oltre un quinto dei capifamiglia con contratto a termine e un decimo degli autonomi ritiene che la probabilità di perdere il lavoro nei successivi dodici mesi sia superiore al 50 per cento; tra i disoccupati, solo poco più del 10 per cento si aspetta che ci sia una probabilità superiore al 75 per cento di trovare un nuovo lavoro nell’arco di un anno.
Il 20 per cento dei nuclei si attende nel 2021 un reddito inferiore a quello percepito nel 2020. Questa percentuale raddoppia tra le famiglie che dichiarano di aver già subito una riduzione del reddito nel 2020; soltanto un quinto di esse ne prefigura una ripresa.
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