Bruxelles, 24 mar. (askanews) – La Commissione europea ha rivisto, rendendolo più rigoroso, il meccanismo di autorizzazione delle esportazioni dei vaccini anti Covid-19 dall’Unione europea verso diversi paesi terzi: d’ora in poi la reciprocità e la proporzionalità saranno tra i criteri da considerare per il via libera.
"L’Ue continuerà a esportare vaccini – ha precisato Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione – stiamo introducendo alcuni criteri aggiuntivi per garantire che l’Ue non rimanga indietro nel suo programma di vaccinazione a causa delle sue esportazioni massicce". "Siamo in ritardo sul programma – ha aggiunto – nonostante il fatto che l’Ue sia uno dei punti caldi globali della pandemia, e tra i maggiori esportatori di vaccini".
Una decisione motivata anche da un quadro di nuovo preoccupante in Europa. La commissaria alla Salute Stella Kyriakides: "Stiamo iniziando a vedere aumenti di contagi in 19 stati membri, in 15 aumentano i ricoveri ospedalieri, in 8 crescono i morti".
"Nelle ultime settimane abbiamo visto un aumento nel numero delle varianti. Quella britannica è la predominante e si registra in 25 paesi. La variante sudafricana è stata rintracciata in 18 paesi, quella brasiliana in 9".
Le esportazioni saranno valutate caso per caso. "Può essere appropriato considerare se sia giustificato esportare verso un paese che ha una larga capacità di produzione e che limita le proprie esportazioni di vaccini", ha spiegato Dombrovskis. Inoltre, "gli Stati membri e la Commissione terranno in considerazione la situazione epidemiologica, il tasso di vaccinazione e la disponibilità di vaccini nei paesi di destinazione". E verrà modificata la lista dei paesi terzi a cui non si applicano controlli delle esportazioni, assicurando che comunque ne resteranno esenti tutti i paesi a reddito medio-basso.
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