I preparativi sono giunti finalmente alla conclusione: la battaglia sta per imperversare sulle lande norrene nell’ottava puntata di Vikings.
È giunta l’ora! Ah no, aspettate… cercano la via della diplomazia. Ah! In quanti credevano che le parole sarebbero servite a far cambiare idea a Ivar? Cavoli, non riesco a contare le mani alzate (sarcasm).
E’ più facile che Ivar si rompa un osso piuttosto che rompa una promessa. E, su questo, direi che il personaggio è assai coerente. Ma signori e signore, in questa puntata ho assistito a dialoghi così senza senso che mi sono chiesta: ma la sceneggiatura l’hanno scritta mentre erano ubriachi? Sono stati ispirati da una ventata di pressapochismo casuale?
Ebbene sì, non ci andrò leggera (che novità) su una delle Serie Tv che più ho apprezzato in questi anni, conscia che in gran parte ciò che mi ha fatto amare questa Serie Tv sia che parli di vichinghi e storia norrena. Quindi mettiamo da parte l’esaltazione della battaglia e analizziamo dove Vikings (non) sta andando a parare.
Le precedenti puntate sono state create in modo tale da far crescere la tensione di episodio in episodio, a tratti anche esasperandola e portandola a un millimetro dall’esplosione del climax, mai effettivamente avuto. Come quando in un rapporto sessuale si arriva quasi all’orgasmo ma no, ci si ferma prima, con annesse bestemmie che ci fanno da aura.
Da una parte abbiamo il grandissimo Bjorn, che sfoggia sapienze militari tali da prevedere alla lettera quelle di Ivar, che finora si era mostrato il più bravo nelle arti della guerra. Per non parlare delle espressioni di fianco-di-ferro, volte quasi sicuramente a spaventare e allo stesso tempo a ricordare il padre, ma che risultano poi a metà tra il ridicolo e l’inutilità. Sorvolo sulla parte romantica dove bacia la sua nuova promessa sposa e Torvi li guarda. E poi la parte di Ubbe che si avvia a partire con al fianco quest’ultima, mentre Margret li guarda: Beautiful ne sarebbe fiero.
“A civil war can only bring tragedy” (disse Bjorn dopo essersi visto qualche film della Marvel).
Da una parte Hvitserk cerca di far ragionare Ubbe e viceversa. Dall’altra Halfdan e Harald si trovano a discutere sul perché combattere in fazioni opposte.
Halfdan non vuole tradire Bjorn che gli ha salvato la vita. E tutte le altre volte che Harald gli ha salvato la pelle in battaglia? I legami di sangue cosa sono diventati? Dei fardelli di cui nessuno vuole più prendersi cura? Non scordiamoci poi delle stagioni precedenti dove si dicevano “ti coprirò sempre le spalle, fratello”. Ma esilarante è stata la battuta di Ivar sull’importanza della famiglia sopra ogni cosa.
WHAT THE HELL, DUDE?! Scusate, ma qui la sceneggiatura ha fatto uno scivolone pazzesco. Le motivazioni e lo sviluppo delle interazioni tra i personaggi non hanno affatto senso. Lo sviluppo dei personaggi è totalmente messo da parte per far posto a un’unica cosa: i punti da raggiungere a livello di trama. Tra l’altro, completamente forzata. Basti pensare a Heahmund.
Questo vescovo, interpretato da un attore fantastico, ma che nulla aggiunge allo show. È piatto e viene praticamente usato, come jolly, da punto di contatto tra cristianità e mondo pagano. Parlavo di forzatura di trama prima e l’esempio più lampante avviene proprio in questo episodio: Lagertha che salva Heahmund. Perchè? “Non lo so. Forse gli Dei lo sanno il perché.” parafrasato in “non buttarlo, teniamolo che magari ci può essere utile” cit. qualsiasi accumulatore compulsivo.
Si salva un personaggio che sembra buttato a caso nelle storyline dall’intera stagione. Fosse rimasto nel contesto inglese, sarebbe stato coerente, ma portarlo nel mondo norreno con una motivazione discutibile e poi farlo svenire sul campo di battaglia (guarda caso dopo aver visto Lagertha combattere) e salvarlo con un alquanto immotivato gesto da parte della regina di Kattegat è la coronazione della piega ridicola che sta prendendo lo show.
Punto a favore di questa puntata è la battaglia, dove riemerge lo spirito vichingo con cui si affrontano le lame e dove notiamo alcune nuove chicche negli effetti speciali. Per il resto, sorvolerei su tutta la puntata. Anche sulla parte di Floki, che ormai non sembra portare da nessuna parte. I nuovi personaggi non trasmettono empatia, non coinvolgono lo spettatore nelle loro azioni quotidiane, non convince la storyline e, soprattutto, annoia. Arrivati all’ottava puntata ci si aspetta qualcosa di più che semplici chiacchiere. Soprattutto pensando che quel tempo sprecato in una sezione della trama piatta potrebbe essere investito nello sviluppo di personaggi principali (Hvitserk ne è un esempio) o nell’apportare profondità e credibilità sulle ultime scelte stilistiche.
Totalmente fuori contesto, ma apprezzabile, è la parte riguardante l’Inghilterra. Lo sviluppo di Alfred sembra promettere molto bene, soprattutto da quanto appreso nell’ultimo dialogo con la madre. Il ragazzo ha il sale in zucca che i suoi due parenti, padre e fratellastro, lasciano a casa mentre si allenano con le spade. L’idea della flotta è assai astuta e degna di un applauso da parte di Re Ecbert dall’oltretomba. Ma anche qui, bisogna sperare che i produttori e sceneggiatori di Vikings non combinino qualche cavolata nei prossimi episodi.
Se a inizio stagione nutrivo qualche dubbio genuino, che mi faceva sperare in un buon cambiamento di Vikings, dopo questa puntata assai deludente devo rivedere le mie carte. E continuo a sostenere che “se ci sono troppi galli a cantare, non si fa mai giorno”. Troppi personaggi che si vorrebbero far esplodere in qualche maniera, ma che effettivamente rimangono piatti e non evolvono da circa 8 puntate.
Ps: il mio totomorte cala su Astrid, Margret e Guthrum (al 50%) per questa prima parte della 5 stagione.
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